Per gli investitori è indispensabile sapere che cosa guida i rendimenti dei loro fondi. Questa conoscenza aiuta a comprendere il comportamento passato e a capire cosa accadrà in futuro nelle diverse condizioni di mercato. Le differenze possono essere enormi, anche all’interno della stessa categoria.
Morningstar permette agli investitori di conoscere la composizione del portafoglio per regione, settore, dimensioni aziendali, numero di titoli e grado di concentrazione. Nel presente articolo, tuttavia, siamo scesi ancora più in profondità utilizzando un nuovo strumento di analisi, il Morningstar Global Risk Model, che consente di disaggregare il portafoglio in 36 componenti.
Il modello identifica i fattori che determinano il rendimento di un’azione, non solo sulla base del settore, della regione o della valuta, ma anche delle dimensioni aziendali, del value premium (ossia il maggior ritorno corretto per il rischio dei titoli value rispetto ai growth), del momentum e altri sei fattori esclusivi di Morningstar. L’analisi è poi aggregata a livello di portafoglio.
Fondi a confronto
Abbiamo applicato il modello per confrontare Skagen Global e Nordea-1 Global Stable Equity, due fondi azionari internazionali large cap value, che utilizzano strategie leggermente differenti.
Il fondo di Skagen (società norvegese), che ha 3,4 miliardi di euro in gestione, ricerca titoli che rispondano alle cosiddette “tre U”, ovvero che siano impopolari (unpopular), sottovalutati (undervalued) o poco coperti dalla ricerca (unresearched). Il Morningstar Risk Model permette di vedere se il portafoglio rispetta questo mandato.
Per contro il fondo di Nordea (2,4 miliardi di patrimonio) ricerca titoli completamente differenti. I gestori Robert Naess e Claus Vorm selezionano titoli con prezzi e utili stabili, soprattutto con valutazioni ragionevoli. Mentre Skagen ha un team di quattro gestori, Nordea usa metodologie quantitative.
Quali sono le differenze
Utilizzando i tradizionali fattori di analisi, i due fondi possono apparire simili. Nessuno dei due ha una preferenza per i titoli con momentum, ossia quelli di moda in un determinato momento. Non ci sono grandi differenze neppure per quanto riguarda la liquidità o le azioni value e growth. L’unica caratteristica, tra gli indicatori tradizionali, che non li accomuna è la volatilità: il portafoglio del fondo Nordea è meno volatile di quello di Skagen.
Sulla base di queste informazioni potremmo dire che Nordea ricerca titoli meno rischiosi, come i farmaceutici e i consumi difensivi, ma non è tutta la storia. Se introduciamo i fattori proprietari di Morningstar le differenze cominciano ad emergere.
Le società che hanno un elevato Morningstar Economic Moat rating, ossia un forte vantaggio competitivo che possono difendere per anni e decenni, sono in grado di dare rendimenti superiori alla media. Il dato sull’Economic moat nel nuovo Global Risk Model è ricavato con metodologie quantitative dalle informazioni finanziarie sull’azienda e identifica le imprese che hanno un moat (la metodologia quantitativa è basata su quella qualitativa utilizzata dagli analisti azionari di Morningstar).
I titoli con moat sono più presenti nel portafoglio di Nordea e il loro numero è cresciuto negli ultimi tre anni. Per Skagen, invece, questo elemento non è un driver dei rendimenti. Un altro indicatore più rappresentato nel primo rispetto al secondo fondo è relativo alla salute finanziaria delle società. Tuttavia, è interessante notare che, mentre in Nordea questo fattore si è leggermente indebolito nel triennio, in Skagen si è rafforzato (in sostanza ha ora aziende più solide dal punto di vista dei bilanci rispetto al passato). Il cambiamento è parte della revisione del portafoglio da parte del nuovo manager Knut Gezelius, che ha assunto la carica a novembre 2015.
La modifica al processo di investimento emerge anche dagli indicatori di Ownership Risk e Valuation Uncertainty del nuovo modello di valutazione dei rischi di Morningstar. Gezelius ha aumentato l’esposizione ai titoli il cui fair value (valore equo) è probabile scenda in base ai dati finanziari a disposizione. L’Ownership risk, che indica se un fondo è esposto a titoli presenti nei portafogli dei comparti con più alto Morningstar Risk (ossia quelli con una maggiore volatilità), conferma questo aspetto della gestione. Il comparto di Nordea, invece, è investito in titoli analoghi a quelli dei manager che vogliono tenere bassa la volatilità.
Le “tre U”
Il fondo di Skagen rispetta le “tre U” (titoli impopolari, sottovalutati e poco coperti dalla ricerca)? Per quanto riguarda le valutazioni possiamo considerare il Morningstar Quantitative Fair value a confronto con il prezzo di mercato. L’analisi mostra, in effetti, che sono preferite le azioni a sconto, anche se non è un tema costante nel tempo.
Con riferimento alla popolarità è possibile utilizzare l’indicatore di Ownership popularty, che rivela quanto un titolo è acquistato o venduto dai gestori. Tale misura è volatile nel caso del portafoglio di Skagen, senza che ci sia un chiaro trend.
L’ultima “U” non è chiaramente riscontrabile usando gli indicatori Morningstar. Recentemente il fondo di Skagen ha aumentato l’esposizione alle grandi capitalizzazioni, che generalmente sono più coperte dagli analisti. In questi giorni, infatti, i gestori parlano meno del numero di analisti che seguono un titolo e più del fatto che il mercato ne abbia capito le potenzialità o che al contrario ci sia del valore nascosto.
Il Morningstar Risk Model aiuta gli investitori a comprendere i rischi di un investimento. Monitora l’esposizione dei titoli in portafoglio a 36 fattori, di cui sei sono proprietari di Morningstar. Permette di comprendere come le condizioni di mercato possono influenzare un portafoglio. Il modello è disponibile in Morningstar Cloud e nelle piattaforme istituzionali di ricerca.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.