Il Giappone ora fa preoccupare gli investitori. E’ vero che in euro le categorie dedicate al Sol levante (large, small e medium cap) nell’ultimo mese hanno fatto segnare in euro +0,52% e +1%. Ma la visione cambia se si vanno a leggere le performance in yen (-6,2% e -5,8%) e se si scorrono gli ultimi bollettini macro.
Certo, l'indice di fiducia delle grandi imprese manifatturiere giapponesi (Tankan) a giugno è rimasto stabile a +6 mentre le attese erano per un calo. La rilevazione è però avvenuta prima dell'esito del referendum su Brexit (che, dopo l’addio del Regno Unito all’Ue ha dato vita a nuove incertezze a livello globale). Poi c’è l’indice sulla produzione Pmi, sceso a giugno a quota 49 da 49,2 di maggio. Quello relativo ai servizi è calato al 49,4 dal 50,4 di maggio. A maggio, inoltre, la produzione industriale è scesa del 2,3% rispetto al precedente mese di aprile. La diminuzione, più pronunciata rispetto alle attese degli economisti, è legata al calo registrato soprattutto nel settore della chimica, dell'elettronica e degli apparati industriali. Ad aprile la produzione era salita dello 0,5%. L'indice Pmi manifatturiero del Giappone ha segnalato per giugno una situazione in calo anche se con un ritmo più lento rispetto a maggio. L'indicatore è risultato pari infatti a 47,8 punti da 47,7 di maggio. Il dato segnala un calo delle condizioni operative del comparto manifatturiero e va di pari passo con l'indice della produzione manifatturiera indicato a 47,8 sebbene meno negativo rispetto al record di maggio (46,3), peggiore risultato da 25 mesi. Un profondo calo della domanda internazionale, secondo Markit, ha portato a una riduzione di nuovi ordini e produzione manifatturiera nel Paese. A maggio la bilancia commerciale giapponese ha segnato un rosso da 40,7 miliardi di yen, l'equivalente di 340 milioni di euro. Si tratta del primo calo, inatteso, da gennaio. Un rosso legato soprattutto alla perdita di valore (dell'11,3%) delle esportazioni.
Fra BoJ e Fmi
Tendenze che, probabilmente, la Bank of Japan si attendeva, visto che (secondo le ultime minute pubblicate) al termine dell'incontro di aprile aveva rivisto al ribasso allo 0,5% la stima per l'inflazione di quest'anno (anno fiscale che termina a marzo 2017) dal precedente 0,8%. Nel dibattito sulla mancata ripresa del Giappone, intanto, è intervenuto anche il Fondo monetario internazionale (Fmi), secondo cui il paese deve spingere il piede sull'acceleratore della sua strategia di rilancio economica denominata Abenomics (dal nome del primo ministro che l’ha introdotta, Shinzo Abe). L’Fmi individua due priorità: sostenere i salari e ridurre le disuguaglianze nel mercato del lavoro. Guardando alle politiche attuali, "gli obiettivi di crescita, di inflazione e di risanamento del bilancio restano tutti fuori dalla portata rispetto al calendario fissato dalle autorità”, spiega in un rapporto pubblico alla fine di una missione nell'Arcipelago. Che le cose nel paese non stiano andando lo si è visto anche sul mercato obbligazionario. I titoli di Stato giapponesi ventennali per la prima volta sono scesi in territorio negativo. Gli acquisti sul debito sovrano giapponese, rafforzati dalle incertezze legate alla Brexit, hanno spinto i rendimenti dei titoli scambiati sul secondario a segnare un tasso negativo dello 0,0005% nei giorni scorsi. Anche i decennali, fermi per mesi a rendimenti zero, hanno toccato il nuovo minimo con un rendimento negativo dello 0,275%.
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