La frontiera si dà da fare

Il Pakistan entrerà nell’indice Msci sui mercati emergenti, mentre la Nigeria ha abbandonato il legame della sua valuta con il dollaro. L’area è in fermento anche per l’attività delle banche centrali.

Marco Caprotti 11/07/2016 | 15:38
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I mercati di frontiera hanno tenuto gli investitori occupati nelle ultime settimane. Almeno quelli che non si sono fatti distrarre dagli eventi legati alla Brexit che, per il momento, sembrano avere effetto più per i mercati developed che per quelli in via di sviluppo. Il risultato di tutta l’attività si è vista nei fondi raccolti nella categoria Morningstar dedicata ai mercati non ancora emergenti che, in quattro settimane hanno guadagnato (mediamente), l’1,60 in euro%.

Due sono stati gli elementi che più di altri hanno attirato l’attenzione degli operatori. La società di indici Msci ha annunciato che riclassificherà Pakistan da frontier a mercato emergente. La Nigeria, intanto, ha abbandonato il legame fra la sua valuta e il dollaro. Un elemento che, secondo molti, stava soffocando l’economia del paese.

Per quanto riguarda lo stato asiatico, dopo l’annuncio di Msci, la Borsa locale ha fatto un balzo che, sommato a quello da inizio anno (+18,2%) l’ha fatta diventare la piazza migliore del mondo year to date. Dopo il cambiamento di status, che entrerà in vigore ufficialmente a maggio dell’anno prossimo, il Pakistan rappresenterà lo 0,2% dell'indice dei mercati emergenti.

Anche la piazza della Nigeria ha vissuto momenti esaltanti dopo che la locale banca centrale ha deciso di sganciare l’andamento della valuta domestica dal dollaro. Gli economisti e le imprese hanno a lungo accusato il cosiddetto peg di accelerare la corsa verso la recessione della più grande economia dell'Africa. Secondo un report di Capital Economics, tuttavia, le prospettive di ripresa del paese africano sono deboli, almeno nel breve termine. Più ottimista l'agenzia di rating Fitch, secondo cui la mossa potrebbe stimolare la crescita.

Dall’altra parte dell’oceano, intanto, l'Argentina ha pubblicato i dati di inflazione: 4,20% rispetto al precedente 6,50. L’elemento importante, al di là della percentuale, è che era da dicembre che il paese sudamericano non comunicava i numeri sul costo della vita.

Banche (anche centrali) in movimento
Tornando in Asia, la Banca mondiale ha approvato un prestito da 130 milioni di dollari per aiutare il Vietnam affrontare l'impatto del cambiamento climatico in una zona rurale del delta del Mekong. Il progetto vuole sostenere una migliore pianificazione territoriale in base ai cambiamenti meteo. Il delta del Mekong contribuisce alla metà della produzione di riso del Vietnam e a un terzo del prodotto interno lordo del paese, ma è stato anche identificato come uno dei delta più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici.

In nord Africa, la Banca centrale egiziana ha aumentato i tassi di interesse di riferimento di un punto percentuale La mossa, la seconda quest’anno, è parte dello sforzo per contenere l'aumento dell'inflazione causato in parte da una valuta più debole. Nel mese di marzo, l’istituto, con una mossa a sorpresa, aveva svalutato la valuta locale del 13% circa.
 
La Banca centrale dell'Uganda, nel frattempo, ha tagliato il suo tasso di rifinanziamento chiave per la seconda volta quest'anno. L’istituto ha detto che il calo dell'inflazione è stato un fattore chiave nella decisione di tagliare il costo del denaro. 

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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