Gli emittenti di Exchange traded products (Etp – acronimo che comprende Etf, Etc ed Etn) guardano sempre più verso est. Nonostante l’Asia emergente (cioè con l’esclusione del Giappone) rimanga ancora una regione marginale in termini di asset in gestione per l’industria dei replicanti, il suo peso è in forte crescita.
A dirlo sono (anche) i numeri relativi ai nuovi lanci. Secondo l’ultimo Asia ETF Roundup di Morningstar, a cura di Jackie Choy e Ben Johnson, nel mese di giugno sono stati lanciati 27 nuovi replicanti sui listini di Hong Kong, Sud Korea, Taiwan e Tailandia, portando il numero totale di Etf quotati nella regione a 560.
Nuovi ETF in Asia
Altre due notizie importanti che danno un’idea dello sviluppo del mercato dei replicanti in Asia riguardano la decisione del più grande fondo pensione indiano, l’EPFO, di aumentare gli investimenti in fondi passivi quotati e la firma da parte della Tailandia del MOC (Memorandum Of Cooperation), un accordo che prevedere la creazione di un “passaporto” che possa facilitare la quotazione internazionale dei fondi comuni d’investimento e quindi anche degli Etf.
Cina rimandata
Tuttavia, la notizia principale del mese scorso, arrivata il 14 giugno, non si può definire positiva: Msci, uno dei maggiori emittenti di indici al mondo, ha reso pubblica la decisione di bloccare, per il momento, l’inclusione delle A-Shares cinesi nei propri benchmark dedicati ai mercati emergenti. Le azioni A sono quelle quotate sulle Borse di Shanghai e Shenzhen e denominate in yuan, mentre quelle H sono scambiate a Hong Kong.
Il motivo sarebbe la troppo elevata volatilità, causata dalla presenza massiccia degli investitori privati, senza contare le difficoltà all’accesso al mercato borsistico interno da parte degli investitori istituzionali internazionali. Questi ultimi, infatti, se vogliono acquistare titoli quotati sul mercato interno devono ottenere dal governo una licenza qualificata sotto la forma di QFII (Qualified Foreign Institutional Investor) o di RQFII (Renminbi Qualified Foreign Institutional Investor), anche se finora il governo cinese ha concesso permessi col contagocce.
Gli investitori stranieri, comunque, non perdono interesse: secondo i dati Morningstar, nel mese di giugno, gli Etf RQFII hanno segnato una raccolta netta di 4,5 miliardi di RMB, a fronte di 200 milioni di RMB di afflussi netti incassati in maggio. Per la prima metà dell'anno, la raccolta netta totale è stimata in 6,9 miliardi di RMB.
Sulla mancata inclusione delle A-Shares, gli analisti di Morningstar sottolineano come gli investitori abbiano bisogno comunque di un periodo di osservazione per valutare l’efficacia della mobilità dei capitali QFII. E poi restano ancora delle questioni irrisolte, come il limite del 20% al rimpatrio degli stessi o come l’efficacia dell’implementazione delle nuove regole sul meccanismo di sospensione dei titoli, senza dimenticare l’approvazione preventiva per la registrazione dei prodotti rilasciata dalle Borse locali.
“Nonostante la decisione di Msci, le A-Shares cinesi restano un’opportunità dato che gli investitori globali si preparano per la loro inevitabile inclusione nell’indice MSCI Emerging Markets”, ha commentato in una nota Mark Valadao, responsabile della strategia per l’area Asia ex Japan, di State Street Global Advisors. “Non è una questione di se, ma di quando e l’annuncio di un lasso di tempo necessario per l’inclusione definitiva potrebbe avvenire presto, non appena le questioni in sospeso saranno risolte”. Quando le A share cinesi raggiungeranno la piena inclusione, il peso della Cina nell’indice rispetto ai mercati emergenti sarà come quello degli Stati Uniti rispetto alle economie sviluppate.
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