Sapore, consistenza e profumo. Sono questi i tre elementi che possono decretare il successo di diversi prodotti di consumo. Ma, dicono gli analisti di Morningstar, possono anche dare un po’ di rendimento ai portafogli. Basta scegliere le aziende che si occupano, appunto, di ingredienti. “Si tratta di aziende che lavorano principalmente commodity e che non hanno grandi margini sui prezzi”, spiega Adam Kindreich in un report di fine luglio 2016. “Tuttavia i margini di guadagno e le crescite dei volumi sono simili, se non superiori, a quelli delle società di beni di consumo più famose”.
Un altro elemento che gioca a favore delle società di questo segmento è la fidelizzazione dei clienti. “Le questioni igieniche legate al cibo e la qualità degli ingredienti sono fattori ai quali i consumatori danno sempre maggiore importanza. Per questo i produttori di alimenti hanno difficoltà ad abbandonare i loro fornitori. Anche perché un eventuale newcomer non sarebbe in grado, ad esempio, di replicare l’esatto sapore o profumo prodotto dal suo predecessore”. Nonostante questo, il comparto degli ingredienti è abbastanza frammentato e le aziende che ne fanno parte non hanno mai voluto giocare la carta dei prezzi per guadagnare quote di mercato. Il costo dei prodotti che forniscono è determinato principalmente dall’andamento delle materie prime che utilizzano.
Gli ingredienti non si toccano
La fedeltà dei clienti è determinata anche da un altro fattore. “I produttori dei beni di consumo quando devono risparmiare, cercano di non toccare le voci relative agli ingredienti”, dice il report. “Prima di tutto perché rappresentano solo l’1%-2% del costo del prodotto finito. E poi perché spesso le aziende del comparto ingredient, quando si verificano casi del genere, preferiscono abbandonare il cliente e cercare altrove altre opportunità di business”. In una situazione del genere, a fare la differenza fra un produttore di ingredienti e l’altro sono i volumi di crescita che rappresentano la parte più importante dei guadagni (previsti in crescita del 5% all’anno per i prossimi cinque anni).
In generale il comparto è meglio posizionato rispetto ai produttori finali di beni di consumo per catturare i gusti dei consumatori. “Nel corso degli ultimi anni gli acquisti privati sono passati dai supermercati ai discount per arrivare, in parte, ai piccoli negozi di quartiere”, dice lo studio. “Si tratta di passaggi che interessano poco i produttori di ingredienti perché, in molti casi, riforniscono indifferentemente le aziende di prodotti finiti che poi si rivolgono ai singoli canali di vendita.
Le valutazioni
“Per quanto riguarda le valutazioni di Borsa, il rapporto fra prezzo e fair value è di 1,1”, spiega l’analista. “Questo significa che le quotazioni sono alte. Tuttavia, chi ha obiettivi di investimento di lungo periodo dovrebbe prendere in considerazione l’idea di fare acquisti nei momenti di debolezza”.
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