L’industria europea dei fondi si riprende dalla batosta di giugno. Secondo l’ultimo Morningstar asset flow report, a luglio i flussi netti sono stati di 15,82 miliardi nei prodotti a lungo termine e di quasi 33 miliardi nei monetari. A guidare l’inversione di rotta sono gli obbligazionari (+21,99 miliardi), seguiti dai bilanciati e dagli alternativi. Non riescono a prendere quota gli azionari, che subiscono riscatti netti per 13,18 miliardi, portando il saldo da inizio anno a -68,7 miliardi.
Per il reddito fisso, luglio è stato il miglior mese del 2016 dopo aprile; per i bilanciati è stato il più roseo da gennaio, mentre sembra affievolirsi l’interesse per le strategie simili a quelle degli hedge fund. I 3,2 miliardi di flussi netti nel mese scorso sono, infatti, inferiori alla media degli ultimi 36 mesi.
Ancora Brexit
L’eco di Brexit si è ancora fatto sentire. I flussi nei fondi monetari indicano la ricerca di porti sicuri in un quadro macro e politico incerto, soprattutto da parte degli investitori inglesi. Dei 33 miliardi affluiti in questi veicoli, 21,3 sono andati nei prodotti in sterline. Ad accusare di più il colpo del voto nel Regno Unito, sono stati i comparti azionari specializzati sulle Borse europee, compresa Londra. La categoria Europa large cap blend è stata la peggiore (-3,4 miliardi) a luglio, proseguendo il trend negativo cominciato a gennaio. E’ stato pesante anche il bilancio per i fondi Europa large cap che escludono la Gran Bretagna e per quelli specializzati sulla City. In entrambi i casi, a riscattare sono stati soprattutto gli investitori oltre la Manica, i quali sono usciti anche dai fondi immobiliari, protagonisti di un vero e proprio sell-off, che le società di gestione hanno cercato di contenere sospendendo i riscatti da alcuni fondi.
Verso gli emergenti
In generale, gli investitori hanno venduto i fondi azionari specializzati sui mercati sviluppati, inclusi gli Stati Uniti e il Giappone, mentre hanno continuato ad acquistare i comparti con focus sugli emergenti, sia equity che obbligazionari. In particolare, il debito emerging è stata la migliore categoria con quasi 4 miliardi netti di raccolta. I comparti più popolari sono stati Pictet Global emerging debt, Goldman Sachs emerging markets debt portfolio e Pioneer emerging markets bond.
Chi sale e chi scende
Tra le società di gestione, la migliore per raccolta a luglio è stata Nordea (+3 miliardi), grazie soprattutto al Nordea-1 Stable Return fund che ha ricevuto sottoscrizioni nette per 2,2 miliardi. Al secondo posto si è posizionato Pictet, che ha beneficiato dei flussi nel reddito fisso, e al terzo Pimco, che deve il risultato in particolare alla gamma income.
I deflussi hanno invece continuato a colpire Franklin Templeton: i -1,8 miliardi di luglio portano il saldo da inizio anno a -15,4 miliardi. Non sono stati solo i suoi fondi obbligazionari più famosi a soffrire (il Global bond e Global total return), ma anche gli azionari e i bilanciati. Tra gli altri asset manager con il segno meno a luglio segnaliamo BlackRock (-1,72 miliardi), che è stato penalizzato soprattutto dai riscatti sull’equity europeo, e Ubs (-1,46 miliardi) a causa delle uscite dall’obbligazionario (in particolare high yield).
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