Le materie prime restano regine del mercato, nel bene e nel male. La fotografia mensile dell’industria europea degli Exchange traded products (Etp) conferma l’elevata volatilità dei listini. Passato l’uragano Brexit, infatti, gli investitori in replicanti hanno preso profitto sulle loro posizioni sull’oro, e più in generale hanno abbandonato un investimento considerato come un bene rifugio in momenti di forte incertezza.
Gli Etp, infatti, essendo strumenti puramente passivi, riflettono nei loro movimenti l’evoluzione dei mercati, senza che la performance venga distorta dalle scelte (buone o cattive) di un gestore attivo. Inoltre, i replicanti vengono sempre più utilizzati come strumenti per posizioni tattiche di breve periodo. Perciò i rendimenti riflettono fedelmente quello che viene chiamato il sentiment degli investitori.
Secondo i dati Morningstar, ad agosto, tra il miglior Etp (in termini di rendimento) e il peggiore ci sono oltre 32 punti percentuali (prendendo in considerazione quelli registrati alla vendita in Italia ed escludendo i replicanti strutturati, cioè a leva o short).
Il rimbalzo del barile
Nonostante il gradino più alto del podio della Top 10 sia occupato da un Etf dedicato al mercato immobiliare cinese, il vero protagonista del mese è senza dubbio il petrolio, con il Brent tornato sopra la soglia dei 50 dollari al barile il 19 del mese, per poi attestarsi attualmente intorno ai 46 dollari (il Wti è scambiato invece a circa 43 dollari).
Negli ultimi mesi, la domanda in crescita e alcuni problemi nell’approvvigionamento di petrolio hanno spinto le quotazioni. Tuttavia, si legge in una recente nota a cura di Stephen Simko, analista azionario di Morningstar, i fondamentali del mercato energetico per i prossimi 18 mesi non appaiono robusti e ci pare improbabile che i prezzi superino stabilmente i 50 dollari al barile.
Gli analisti di Morningstar hanno da poco rivisto le loro stime sul Wti: 50 dollari per il 2017, 65 dollari per il 2018 (dai 52 dollari indicati ad aprile) e 60 dollari per il 2019 (dai 65 di aprile).
Molto dipenderà dalla produzione di shale oil negli Stati Uniti, diminuita di circa 800.000 barili al giorno rispetto all’anno scorso. Se questo trend dovesse stabilizzarsi, il mercato petrolifero potrebbe essere soggetto a uno squilibrio tra domanda e offerta che avrebbe come effetto una risalita dei prezzi.
Oro fuori dai portafogli
A riprova dell’elevata volatilità e rischiosità di alcuni investimenti, La Flop 10 di agosto è quasi speculare alla Top 10 di luglio: sei fondi dedicati ai metalli preziosi, soprattutto all’oro, e i restanti esposti ad altre materie prime quali il cotone e il grano.
Rassicurati dall’impatto più debole del previsto della Brexit, anche grazie alle recenti mosse da parte della Banca d’Inghilterra (la quale ha deciso di tagliare i tassi di riferimento per la prima volta in sette anni: il costo del denaro è stato fatto scendere dallo 0,5% allo 0,25% per stimolare l’economia, il programma di quantitative easing è stato ampliato a 435 miliardi di sterline da 357 miliardi), gli investitori hanno un po’ meno timore del futuro. Inoltre, il mini rally del lingotto ha probabilmente spinto diversi operatori a prendere profitto dalle loro posizioni aurifere.
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