Dati macro con risultati a sorpresa. Ma anche la riunione del G20, gli annunci di politica monetaria delle maggiori Banche centrali e la riunione dei produttori di petrolio. Sono alcuni degli appuntamenti che gli investitori dovranno tenere d’occhio a settembre. Un mese che, secondo diversi studi, fra cui l’ultimo pubblicato da Bank of America Merrill Lynch, dal 1928 è statisticamente il peggiore di tutto l’anno in termini di performance.
L’inizio del periodo, in questo senso, ha lasciato gli operatori interdetti. A creare confusione sono stati i dati sull’occupazione Usa. Il numero di posti di lavoro creati (151.000) è stato inferiore alle attese (180.000). Anche le chance per un aumento del costo del denaro a dicembre sono calate, al 51,2% dal 57,6% precedente al rapporto. Se da un lato questi numeri sembrano sbarrare la strada a un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve, dall’altro indicano che la prima economia del mondo non sta correndo come dovrebbe.
Occhio alle banche centrali
L’attenzione resterà comunque sulle Banche centrali. Il primo meeting in agenda è quello della Bce. L’Eurotower si trova nella difficile posizione di rischiare di doversi rimangiare la parola e allungare il suo programma di stimolo monetario almeno fino a settembre dell’anno prossimo (lo stop sarebbe previsto a marzo 2017). Un cambio di strategia che, secondo diversi analisti, potrebbe essere imposto dalle difficili situazioni macro della regione, alle prese secondo gli ultimi dati Eurostat, con lo spettro della deflazione. Nel raggio dei radar c’è anche la riunione della Bank of England, che fa i conti con il post Brexit. Il consensus degli analisti dice che non ci sarà un taglio dei tassi, ma gli operatori vorranno capire come procede il programma di riacquisto di bond lanciato dalla BoE per sostenere l’economia del Regno dopo l’addio all’Unione europea.
Nel frattempo stanno crescendo i timori sull’arsenale che ha a disposizione la Bank of Japan per difendere l’economia nipponica alle prese con un Pil in indebolimento, le pressioni deflazionistiche e il diradamento delle obbligazioni acquistabili per il suo piano di stimolo economico. Il giorno clou, in questo senso, sarà il 21 settembre (lo stesso della prossima riunione della Fed). Gli economisti si attendono un ulteriore taglio che porterebbe i tassi giapponesi ancora di più in territorio negativo.
Il mese potenzialmente più difficile dell’anno si chiuderà il giorno 28 con la fine della riunione dell’Opec (che inizierà il 26). Molti analisti sono convinti che il cartello degli esportatori di oro nero congelerà la produzione nel tentativo di dare una spinta ai prezzi. “Alcuni paesi non Opec che secondo alcuni osservatori non sarebbero stati in grado di aumentare l’output hanno invece prodotto più barili di petrolio contribuendo a limitare i rialzi delle quotazioni”, spiega uno studio di Barclays. “Limitare l’estrazione ora potrebbe aiutare a diminuire la disponibilità della materia prima”.
Intanto, per quanto riguarda le politiche economiche internazionali, gli investitori studieranno i risultati dell’incontro del G20 appena chiuso. Il gruppo dei maggiori paesi del mondo ha fatto un appello affinché i governi ricorrano a una maggiore spesa pubblica, non soltanto all'allentamento monetario, per rilanciare l'economia. Il presidente cinese Xi Jinping ha chiesto di “riaccendere il motore della crescita attraverso l'innovazione”.
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