Più titoli finanziari, meno utility. E’ questa, in estrema sintesi, la foto che emerge dalla più recente edizione dell’Ultimate Stock Pickers, un sondaggio mensile condotto da Morningstar fra i 26 fund manager Usa considerati più bravi, per capire come sono posizionati i loro portafogli (e per vedere se le loro scelte coincidono con i giudizi espressi dagli analisti).
Chi pesa di più e di meno
Andando più nel dettaglio, lo studio si propone di dare una foto dei settori sovrappesati e sottopesati dai gestori in confronto alla composizione dell’indice S&P500. “I nostri top manager hanno alleggerito, rispetto al paniere di riferimento Usa, le posizioni nell’energia, nei servizi di comunicazione, nella salute e nelle utility”, recita il report (pubblicato il 31 agosto) firmato da Eric Compton e Greggory Warren, rispettivamente Associate stock analyst e Senior stock analyst di Morningstar. “Nel frattempo hanno continuato a privilegiare il segmento dei servizi finanziari, quello tecnologico, i beni di consumo difensivi e quello dei materiali di base. L’esposizione al real estate, ai beni di consumo ciclici e agli industriali è rimasta, invece, più o meno in linea con la presenza che hanno nel paniere” (vedi grafico sotto. Fonte: Morningstar Direct)
In generale, il secondo trimestre dell’anno, è stato un periodo caratterizzato da una volatilità che si è espressa a fasi intermittenti, anche a causa dei dubbi alimentati sul mercato dal referendum che si è svolto nel Regno Unito sull’uscita dell’Isola dall’Ue. In breve tempo, tuttavia, le Borse sono riuscite a recuperare la strada che avevano perso. “I gestori che seguiamo con più attenzione in linea di massima sono stati più venditori che acquirenti”, spiegano gli analisti. “Tuttavia, nel periodo preso in considerazione, quando si sono mossi per comprare lo hanno fatto puntando su nomi di buona qualità. L’atteggiamento più propenso alle vendite che agli acquisti, tuttavia, sottolinea la situazione difficile dei mercati in cui si stanno muovendo gli investitori”.
Radar su bilanci e urne
I temi da prendere in considerazione dal punto di vista operativo non potrebbero essere più diversi: si va dai bilanci delle società, alle incognite legate alle elezioni presidenziali che si annunciano più combattute del solito, anche alla luce dei problemi di salute della candidata democratica Hillary Clinton che potrebbero aprire spazi nuovi al repubblicano Donald Trump.
“Le semestrali hanno confermato che gli utili aziendali sono in accelerazione. La risalita del petrolio e la debolezza del dollaro daranno supporto ai ricavi, comunque ben sostenuti dai consumi domestici. Inoltre, le aziende americane sono, mediamente, poco indebitate pertanto hanno la possibilità di pagare buoni dividendi o di considerare operazioni di consolidamento”, spiega un report firmato da Matteo Ramenghi, Chief investment officer di UBS Wealth Management Italy. “Le elezioni presidenziali di novembre potrebbero generare volatilità vista la differenza dei programmi elettorali di Clinton e Trump, ma appare contenuta la possibilità di una rilevante deviazione dalle attuali politiche economiche, considerato anche il fatto che gli Stati Uniti beneficiano di un sistema di governo collaudato, sottoposto a uno stretto controllo del Congresso e, soprattutto, di una visione unitaria”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.