Continua senza sosta la crescita del mercato europeo degli Etp (Exchange traded product) strategic beta. Secondo l’ultimo report Morningstar (settembre 2016), l’incremento del patrimonio è stato del 25% negli ultimi dodici mesi (a fine giugno 2016) a quota 40 miliardi di dollari. In quattro anni, gli asset si sono quadruplicati. A differenza degli Stati Uniti, che hanno raggiunto uno stadio più maturo (+4% l’aumento delle masse nello stesso periodo), il Vecchio continente è ancora in una fase espansiva.
Gran parte della crescita è imputabile alle nuove sottoscrizioni di questi prodotti, comunemente conosciuti come smart beta, che hanno benchmark differenti da quelli a capitalizzazione e mirano ad ottenere rendimenti migliori o un rischio più basso. Morningstar stima flussi netti per 8,6 miliardi nell’ultimo anno (a giugno 2016). La loro ascesa ha sottratto quote di mercato agli Etp tradizionali: oggi rappresentano il 7,5% del totale (erano il 6,3% un anno fa).
Debutti e chiusure
Oltre alle masse, negli ultimi dodici mesi si è espansa l’offerta, con il debutto di 58 nuovi prodotti, prevalentemente di tipo azionario. “Abbiamo assistito a una crescita della complessità”, si legge nel report. “In particolare, sono arrivati sul mercato una varietà di fondi multi-fattoriali, che combinano l’esposizione a diverse strategie”.
Non tutti gli Etp però riescono a sopravvivere. Al contrario, nel periodo considerato sono raddoppiate le chiusure rispetto ai dodici mesi precedenti (23 in tutto). E’ stato colpito dalle liquidazioni soprattutto il segmento dei fondi basati su indici fondamentali, dove sette hanno cessato di esistere. Gli analisti di Morningstar sono convinti che sia un segnale di maturazione del mercato, per effetto di una “selezione naturale” di quei prodotti che non riescono ad attrarre sufficienti masse.
Dividendi e volatilità
Le strategie più popolari in Europa continuano ad essere quelle orientate ai dividendi, che coprono il 43% del mercato degli strategic beta. Tuttavia, altri approcci si stanno facendo strada, tra cui quelli low volatility/minimum variance, che oggi rappresentano il 19% del totale (13% nei dodici mesi precedenti), e i multi-fattoriali, passati dal 7 al 13%. Per contro, rimane ancora piuttosto inesplorata l’area del reddito fisso, dove la maggior parte delle strategie sono orientate alla qualità o equal-weighted.
iShares domina il mercato
Tra gli emittenti, iShares (gruppo BlackRock) è quello con la più alta quota del mercato degli smart beta (44% a giugno 2016), seguito da Spdr, che deve gran parte del suo successo a SPDR S&P US Dividend Aristocrats ETF, e da Source, che nel periodo considerato ha beneficiato del successo dell’Etf multifattoriale Goldman Sachs Equity Factor Europe ETF. L’industria, tuttavia, è in piena evoluzione, non solo per l’ingresso di nuovi operatori, ma anche per le pressioni al ribasso sui prezzi.
L’ingresso di Vanguard in Europa ha dato una spinta in questa direzione, anche se i suoi Etf sono “attivi” e non “strategic beta”. Dall’altro lato, però, gli emittenti hanno sviluppato prodotti più complessi a costi maggiori, che hanno bilanciato i ribassi su altri strumenti. Il risultato è una stabilizzazione delle fee intorno a una media ponderata per gli asset dello 0,39%.
Leggi l’articolo sui trend globali dell’industria degli Etp strategic beta.
Scarica il report completo dal titolo “A global guide to Strategic beta Exchange traded product”.
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