Siete investitori socialmente responsabili? Qualcuno magari non sa dare una risposta a questa domanda e si interroga sul significato della parola. Altri, invece, credono di esserlo poiché non investono i loro risparmi in società che operano in settori non propriamente etici come il tabacco, l’alcool, le armi o il gioco d’azzardo. Altri ancora non si pongono neanche la domanda poiché, come dicevano i latini, pecunia non olet (i soldi non hanno odore) e quindi qualsiasi investimento è meritevole purché generi un rendimento soddisfacente.
Se vi riconoscete in una delle prime due categorie allora sarete curiosi di capire come Sustainalytics e Morningstar, con i loro rating ESG, valutano se un investimento è davvero “socialmente responsabile”. Ma la cosa dovrebbe interessarvi anche se doveste far parte del gruppo che punta esclusivamente al rendimento.
Come utilizzare i rating ESG
Sustainalytics è una società di rating che si occupa delle singole aziende e giudica il modo in cui esse rispondono alle problematiche legate all’ambiente (Enviroment), al sociale (Social) e al governo interno alla società (Governance). Quelle premiate da Sustainalytics con un rating ESG elevato sono dunque quelle che mostrano un atteggiamento proattivo in questo senso e che mettono in campo soluzioni e procedure migliori rispetto ai concorrenti. La valutazione, dunque, è fatta in termini relativi, rispetto ai propri competitor, e non assoluti e in ottica prospettica. Un rating elevato, infatti, va inteso come un basso rischio che problemi di carattere ambientale o sociale possano danneggiare in qualche modo l’attività dell’azienda e la sua stabilità economica.
Sustainalytics giudica ognuno dei tre aspetti (E, S e G) in base al grado di preparazione della società, quindi delle politiche messe in piedi per evitare problematiche di quel genere, alla capacità della stessa di divulgarle all’esterno in maniera trasparente e ai risultati realmente conseguiti. Per fare ciò, l’agenzia di rating americana si serve di 70 indicatori (sia qualitativi che quantitativi, pesati in maniera diversa a seconda dell’industria di appartenenza) per assegnare alle tre componenti (enviroment, social, governance) un punteggio da uno a 100. Il rating ESG è quindi il risultato della media ponderata (in base all’importanza delle tre componenti nelle 42 industrie nelle quali sono categorizzate le aziende) dei punteggi realizzati nelle singole aree di osservazione.
Sustainalytics valuta anche le controversie aziendali, cioè gli episodi o i comportamenti che possono produrre un danno alla società e ai portatori di interesse della stessa. Questi incidenti vengono raccolti attraverso un controllo quotidiano fatto su più di 10.000 aziende e, nel caso in cui gli analisti li reputino rilevanti in ottica ESG, vengono catalogati come controversie e valutati con un punteggio che va da uno a cinque, in maniera crescente in base alla gravità dell’impatto che hanno sui soggetti interessati e sull’azienda. Tale giudizio contribuisce alla formulazione di un outlook (positivo, neutrale o negativo) sul rating ESG della società, cioè a un’indicazione sulla probabilità di un upgrade o di un downgrade nel giudizio di sostenibilità.
Morningstar, dal canto suo, utilizza i giudizi di Sustainalytics per calcolare i suoi rating ESG su fondi comuni di investimento ed ETF. Il primo passo è quello di valutare il portafoglio assegnando un punteggio pari alla media ponderata di quelli attribuiti alle emissioni societarie (azioni e obbligazioni) da parte di Sustainalytics. Quello successivo è la definizione del rating (da uno a cinque globi) in base al posizionamento del portafoglio del fondo all’interno del ranking della categoria di appartenenza.
Sostenibilità e rendimento
Se invece vi rivedete nella categoria degli investitori acritici, quelli che credono che l’unica cosa che conti sia il rendimento e che la sostenibilità sia un optional, allora dovrete iniziare a mettere in discussione le vostre convinzioni. La ricerca, infatti, ha dimostrato un forte legame tra le performance della società in tema di sostenibilità e l’andamento della stessa sui listini azionari.
Uno studio dell’Università di Harvard del 2014 ha messo a confronto delle aziende che hanno adottato le migliori politiche in tema di ESG già nel 1993 con altre che invece non hanno fatto nessun investimento in tale direzione. I risultati dell’analisi dimostrano come le prime hanno realizzato performance borsistiche superiori rispetto a quelle del secondo gruppo.
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