Nel terzo trimestre, gli Etf (Exchange traded fund) azionari europei hanno rivisto il segno più per la prima volta nel 2016. I flussi si sono diretti verso i mercati emergenti e gli Stati Uniti, mentre l’Eurozona, e in particolare la Germania, hanno subito riscatti superiori alle sottoscrizioni.
Secondo l’ultimo Morningstar European Etf asset flows report, i replicanti azionari hanno raccolto 4,58 miliardi di euro netti, contro i -2,53 miliardi del secondo trimestre. Il patrimonio è salito a 318,2 miliardi, grazie anche all’andamento positivo delle Borse (era 301,3 nel periodo precedente).
Perché emergenti e Usa
“Gli investitori si sono diretti verso i mercati emergenti e Wall Street in modo ancor più convinto rispetto ai mesi precedenti”, dice Jose Garcia-Zarate, autore del report. “Hanno assunto un approccio più aggressivo rispetto ai rischi delle aree in via di sviluppo, convinti che le previsioni di un rallentamento della crescita siano già incluse nei prezzi e che gli scenari più negativi non si concretizzeranno”.
Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’analista di Morningstar ritiene che gli investitori europei lo considerino un mercato più in salute di quello domestico, anche se da un punto di vista quantitativo, i titoli possono sembrare sopravvalutati. Sono ancora troppi i rischi sulle Borse del Vecchio continente, tra cui il principale è la salute del sistema bancario.
Reddito fisso, il preferito
Nonostante la ripresa degli azionari, la maggior parte dei flussi ha continuato a dirigersi verso il reddito fisso (+8,5 miliardi del terzo trimestre), che da gennaio ha raccolto oltre 23 miliardi netti, quasi come l’intero 2015. Anche per questa asset class, la preferenza è andata ai mercati emergenti, in particolare al debito in valuta locale. Inoltre, hanno registrato un saldo positivo gli Etf specializzati sul debito societario sia nell’Eurozona sia nel Regno Unito, grazie ai programmi di acquisto di titoli delle rispettive Banche centrali. I riscatti hanno invece colpito i replicanti con focus sui titoli di Stato.
E’ stato un trimestre positivo per i prodotti sulle materie prime (+4,9 miliardi), soprattutto sull’oro, che ha riconquistato la funzione di bene rifugio in un contesto di incertezza dopo il voto inglese (Brexit).
Strategic beta in tono minore
Nel complesso, gli Etp (Exchange traded product) hanno raccolto quasi 18 miliardi nel terzo trimestre, più del doppio rispetto al secondo, e il patrimonio in gestione ha raggiunto i 513,4 miliardi (+6,6%). E’ diminuito il contributo degli Strategic beta (Etf che mirano ad ottenere un profilo di rischio o un rendimento più efficiente rispetto agli indici tradizionali, Ndr) ai flussi complessivi, passando dal 25-30% dei precedenti trimestri al 13% (circa 2,4 miliardi in termini assoluti). Il contributo maggiore è stato dato da quelli orientati al rendimento (return oriented).
iShares fa ancora il pieno
Per quanto riguarda le società, non ci sono grandi novità. iShares si conferma la prima per flussi netti nel terzo trimestre, staccando nettamente i concorrenti. “Ancora una volta l’ampia gamma di Etf obbligazionari ha fatto la differenza”, spiega Garcia-Zarate. “Dei 10,5 miliardi di raccolta netta, 7,8 sono arrivati da questa asset class”.
Tra i principali Etf provider, db x-trackers e Lyxor hanno subito deflussi. Per il primo, dice l’analista di Morningstar, “è possibile che i problemi di Deutsche Bank abbiano generato qualche preoccupazione, dato che la banca agisce da controparte nei contratti swap degli Etf sintetici”.
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