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Gli Etp sintetici sono una razza in via d’estinzione?

Il numero di replicanti swap-based disponibili in Europa è ancora superiore a quello degli strumenti a replica fisica, ma gli investitori hanno mostrato una chiara preferenza per quest’ultimi.

Jose Garcia Zarate 07/11/2016 | 11:03
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Fino a non molto tempo fa non era facile parlare di Etf senza rimanere coinvolti in accese discussioni circa i meriti - o meno - della replica fisica e sintetica. Il dibattito è stato attivamente incoraggiato dagli emittenti stessi. Ben presto però le case di gestione si sono rese conto che questa contrapposizione era dannosa per un’industria ancora nelle sue prime fasi di crescita e hanno concordato quindi una sorte di tregua. Negli ultimi anni, gli scontri pubblici circa le due metodologie di replica sono stati in gran parte evitati. Tuttavia, il dibattito ha avuto conseguenze significative.

Secondo i dati Morningstar, la divisione degli asset in gestione tra gli Exchange traded products (Etp, acronimo che include Etf, Etc ed Etn) fisici e sintetici è passata da una ripartizione 55% -45% nel 2011 a poco meno del 80% - 20% al giorno d’oggi. Il numero di replicanti swap-based disponibili in Europa è ancora predominante (soprattutto grazie agli Etc, dedicati alle materie prime), ma gli investitori hanno mostrato una chiara preferenza per la replica fisica.

Ci si potrebbe quindi chiedere se gli Etp sintetici non rischino di diventare in futuro una razza in via d’estinzione. Questo tipo di fondi passivi quotati usa contratti derivati, tipicamente swap e future, per replicare il benchmark di riferimento.

Il mercato sembra infatti andare verso un ulteriore calo delle offerte sintetiche, data anche la tendenza degli emittenti, anche quelli che una volta erano tra i sostenitori più convinti della replica swap, a trasformare la loro gamma in offerte a replica fisica, sia attraverso il lancio di nuovi prodotti che per trasformazione di quelli già esistenti.

Lyxor e db x-trackers sono stati a lungo impegnati in questo tipo di transizione, mentre Amundi ha recentemente annunciato l'intenzione di aprire la sua gamma di Etp, quasi interamente sintetica, alla replica fisica.

Questi emittenti hanno preso una decisione pragmatica, che riconosce implicitamente che la questione qualitativa di come gli Etf sono costruiti ha svolto e svolge un ruolo molto più importante nel processo decisionale degli investitori di quanto inizialmente previsto.

Inoltre, la convinzione di utilizzare strumenti derivati come l'opzione tecnica più ottimale per replicare la performance di alcune asset class “difficili” (come i mercati emergenti) o per bypassare i potenziali problemi di liquidità, (per esempio nel reddito fisso), è stata sempre più minata dall’arrivo sul mercato di nuovi Etp fisici o dal successo di quelli già presenti esposti a tali mercati.

Quindi, la replica sintetica è destinata a scomparire? La risposta è “non del tutto”.

Ci sono casi in cui replica fisica rimane tecnicamente o finanziariamente irrealizzabile. Prendiamo il caso delle materie prime non metalliche, dove il costo di stoccaggio - per non parlare della deperibilità – spingerà sempre l’utilizzo di contratti a termine per replicare la loro performance di mercato.

Questo, tuttavia, è un dato di fatto in gran parte accettato che non ci dà una vera misura delle possibilità di sopravvivenza del modello di replica sintetica, che la maggior parte delle persone identificano come l'utilizzo di contratti swap. Al fine di valutare tali possibilità, si deve guardare ai settori azionario e a reddito fisso.

Sarebbe precipitoso dichiarare che tutti gli investitori Etf sono avversi ai prodotti sintetici. Alcuni si sentono a proprio agio con gli aspetti tecnici, e sono disposti ad assumersi il rischio di controparte di swap per quella che considerano una replica dell’indice più accurata.

Tuttavia, il modo in cui il mercato sta evolvendo non lascia troppe speranze agli Etp sintetici. Essi probabilmente non spariranno dalla scena, ma si ha l’impressione che da un punto di vista di marketing ormai sono presentati come un’opzione secondaria. La semplicità del concetto di replica fisica sembra aver vinto la battaglia.

Clicca qui per leggere lo studio di Morningstar sugli Etf fisici.

Clicca qui per leggere lo studio di Morningstar sugli Etf sintetici.

Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.

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Info autore

Jose Garcia Zarate  is an ETF analyst with Morningstar UK.

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