L’Italia ha votato “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre, con un margine di quasi 20 punti percentuali. Considerata l’ampiezza della sconfitta, il Presidente del consiglio, Matteo Renzi, ha annunciato di rassegnare le dimissioni. Non consideriamo questo esito al pari di altre consultazioni come Brexit o la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti, dal momento che i politici italiani erano preparati alla possibilità di un tale risultato.
Meno incertezza
L’incertezza ora si è ridotta e ci si attende che verrà mantenuto lo status quo (l’Italia ha avuto 63 governi in 70 anni). Anche se il quadro non è dei migliori, riteniamo che le banche e gli investitori debbano andare avanti nei piani di ricapitalizzazione e riforma del sistema creditizio.
Ci aspettavamo una vittoria del “no”, anche se riteniamo che una riforma del Parlamento sarebbe stata positiva per l’economia. Pensiamo che si procederà velocemente per formare un nuovo governo, che dovrà occuparsi della riforma elettorale. Successivamente, si dovrà andare a nuove elezioni.
Avanti con la riforma
Siamo convinti, inoltre, che gli investitori e le banche siano stati cauti in attesa dell’esito del voto referendario, ma ora li incoraggiamo a muoversi in modo aggressivo per le ricapitalizzazioni (in particolare Monte Paschi e Unicredit) e la riforma del sistema, perché l’intera economia ne beneficerà.
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