Nove mesi fa, Morningstar lanciava in tutto il mondo il Sustainability Rating, una misura del comportamento dei fondi dal punto di vista dell’attenzione ai fattori ambientali, sociali e di governance (ESG), basato sull’analisi dei portafogli. L’obiettivo era duplice: dare una risposta al crescente interesse degli investitori per questi temi e fornire uno strumento di analisi utile al processo di selezione, valutazione e monitoraggio della “sostenibilità” del proprio patrimonio.
“Ora molte grandi aziende considerano i fattori ESG nella loro strategia di business di lungo periodo”, spiega Jon Hale, direttore della ricerca sugli investimenti sostenibili di Morningstar. “Inoltre, sempre più ricerche suggeriscono una correlazione tra buone performance su questi aspetti, più alta qualità della dirigenza, maggiore crescita e minori costi del capitale. Ci sono anche alcune evidenze di migliori risultati per gli investitori.
La domanda
Nonostante la maggiore attenzione degli investitori verso questo tema, molta strada rimane ancora da percorrere. Secondo un’indagine di Candriam, condotta su 153 promotori finanziari in otto mercati europei, inclusa l’Italia, solo il 18% degli intervistati afferma di promuovere attivamente i fondi socialmente responsabili, mentre il 41% dice di non farlo (e di non ricevere richieste in tal senso dai clienti).
I paesi nordici appaiono i più sensibili alle tematiche ambientali, sociali e di governance, grazie soprattutto alla domanda che arriva dai clienti. In Italia, un consulente finanziario su due non raccomanda e non riceve richieste di fondi sostenibili. In Germania la percentuale è ancora più alta, il 65%.
Pochi fondi ESG
Tra le ragioni principali, gli intervistati indicano la carenza di offerta e di informazioni su questi fondi. In effetti, a livello globale i comparti con mandato socialmente responsabile sono appena il 2% dell’offerta complessiva e in Europa il 4% (dati Morningstar al 29 dicembre 2016). “I fondi di questo tipo sono troppo pochi per soddisfare tutte le esigenze degli investitori”, dice Hale. Il Sustainability Rating, tuttavia, permette di ampliare l’universo, dal momento che viene attribuito a tutti i comparti per i quali esiste un’analisi di sostenibilità delle aziende che compongono il portafoglio (la valutazione del sottostante è realizzata da Sustainalytics e utilizzata da Morningstar come punto di partenza per i giudizi ai fondi).
Il valore aggiunto della sostenibilità
“Naturalmente, i prodotti con mandato socialmente responsabile offrono benefici aggiuntivi”, precisa Hale, “che sono importanti per gli investitori, come ad esempio l’impegno attivo sulle tematiche ESG nelle assemblee degli azionisti delle aziende, un maggior focus, una più elevata trasparenza sui processi di gestione e probabilmente rating più consistenti nel tempo”. Tuttavia, esistono anche team di gestione che hanno al loro interno analisti dedicati alla sostenibilità, pur non dichiarando esplicitamente tale mandato. Il Morningstar Sustainability Rating può essere d’aiuto in entrambi i casi: nel primo per verificare la coerenza dell’approccio e nel secondo per allargare il ventaglio di opzioni disponibili.
Informazione e rating
Oltre alla scarsa offerta, l’indagine di Candriam mette in luce anche il problema della mancanza di informazioni di qualità e di studi in materia. Ma questa criticità può anche trasformarsi in opportunità. Infatti, il 54% degli intervistati indica l’aumento della consapevolezza, dell’interesse e della domanda come motori dello sviluppo futuro. E in tema di trasparenza, le richieste più pressanti riguardano le strategie, i processi e i portafogli (30%), oltre a sistemi di valutazione chiari e che permettano comparazioni significative tra i prodotti.
Leggi la Guida Morningstar agli investimenti sostenibili.
Visita il mini-sito dedicato al Morningstar Sustainability rating
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