Cosa accomuna il settore tecnologico, quello dei servizi finanziari e quello energetico? Tutti e tre sono quelli più rappresentati, in termini di peso, negli indici Morningstar sui paesi emergenti (a livello globale) e a quello dedicato agli sviluppati. La trasformazione riflette non soltanto l’evoluzione delle aree in via di sviluppo, ma anche le scelte differenti degli investitori. “Negli anni ‘90 quando si parlava di panieri dedicati ai titoli dei mercati in via di sviluppo, di fatto ci si riferiva a comparti come banche, bevande, utility e cemento”, spiega Don Phillips, managing director di Morningstar. “Si trattava di benchmark che puntavano, così come gli operatori, su titoli ciclici. Questa concentrazione, tuttavia, ha avuto il merito di lasciare lo spazio nel corso degli anni a una maggiore diversificazione sia nelle scelte dei gestori sia dei titoli da inserire nei panieri”.
Grafico 2016 indice Morningstar EM
Grafico 2016 indice Morningstar DM
Cresce l’hi-tech
La tecnologia, ad esempio, nell’indice Morningstar EM rappresenta (in termini di capitalizzazione) circa il 20% del paniere. Solo 10 anni fa la presenza del settore nei listini dedicati agli emergenti era poco superiore al 5%. La percetuale di oggi corrisponde, grosso modo, a quella media degli strumenti dedicati ai mercati emerging. “I mercati emergenti e i loro panieri, assomigliano sempre di più ai paesi sviluppati”, dice Phillips. “La vera differenza è che nel benchmark dedicato agli emergenti è quasi del tutto assente il segmento healthcare”. Alla luce di questa suddivisione non stupisce vedere che il titolo che pesa di più negli emerging è quello della coreana Samsung (rating 3 stelle, +43% in euro nel 2016). Nel paniere dedicato ai paesi developed il nome di punta è Apple (3 stelle, +15,5%).
Tabella titoli più pesanti dell’indice Morningstar EM
Tabella titoli più pesanti dell’indice Morningstar DM
A livello geografico la partita fra i due benchmark se la giocano le due maggiori potenze economiche mondiali: Cina da una parte e Stati Uniti dall’altra. Da questo punto di vista il listino emergente mostra maggiori possibilità di diversificazione grazie anche alla presenza di diversi stati sudamericani, di alcuni paesi del nord Africa e del Medio oriente mentre il cugino è più concentrato sugli Usa e sull’Europa (anche se non mancano nomi giapponesi). A livello di performance, la prima posizione per il 2016 se l’aggiudica Saci Falabella, società cilena che gestisce grandi magazzini. Il suo impatto sull’andamento dell’indice, tuttavia, è minimo, considerando che pesa soltanto per lo 0,18% della capitalizzazione del paniere. Scarsa, fra gli sviluppati, anche la presenza del gruppo industriale nipponico Gold-Finance Holding. Un peccato, considerato che le azioni della società l’anno scorso sono cresciute del 611%.
Il processo di maturazione dei mercati emergenti fa nascere importanti questioni per gli investitori che cercano maggiore diversificazione per i loro portafogli”, dice Phillips. “Se questi mercati e i loro panieri assomigliano sempre di più al resto del mondo, tendono anche a comportarsi come gli altri”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.