Nel corso del 2016, gli investitori interessati alla sostenibilità hanno “snobbato” gli Exchange traded funds. Secondo i dati di Morningstar, infatti, gli Etf classificati come “socialmente responsabili” (28 fondi disponibili in Europa, vedi tabella sotto) hanno raccolto l’anno scorso solo 1,1 miliardi di euro, sui 48 miliardi di raccolta netta totale segnata dai replicanti nel Vecchio continente (2,3% dei flussi).
Al contrario di quanto avvenuto per i fondi aperti, la componente azionaria è di gran lunga quella che più ha pesato sui flussi, con gli Etf equity che hanno raccolto 767 milioni di euro nel corso del 2016, seguiti dai replicanti obbligazionari con 329 milioni.
Ciononostante, il replicante che ha attirato i maggiori flussi l’anno scorso, staccando di molto gli altri Etf, è obbligazionario. L’iShares € Corp Bond Sustainability Screened 0-3yr UCITS ETF EUR, lanciato nel gennaio 2016, replica l’indice Barclays MSCI Euro Corporate 0-3 yr Sustainability ex Controversial Weapons. Il benchmark investe in obbligazioni a breve termine emesse da aziende europee con un rating ESG emesso da Msci pari ad almeno BBB. Attualmente il portafoglio conta oltre 470 bond e la Francia è il paese più rappresentato (24,5%), seguita dalla Germania (13%) e dalla Spagna (10%).
Meglio i passivi non quotati
Se invece si analizza l’altra grande famiglia di strumenti passivi, cioè i fondi indicizzati tradizionali, vediamo come i prodotti a vocazione ESG (107 in Europa, di cui 6 disponibili in Italia, vedi tabella che segue) abbiano invece segnato un risultato migliore rispetto ai propri cugini negoziati in Borsa, con una raccolta netta di 6,2 miliardi, sui 75 incassati dai fondi aperti l’anno scorso (8,2% del totale).
Qui il successo della componente azionaria è ancora più forte, con i prodotti equity che contano per oltre il 98% dei flussi in entrata (6,1 miliardi), mentre quella a reddito fisso ha attirato solo 65 milioni. Una differenza importante con gli Etf riguarda i fondi che replicano indici azionari dedicati ai mercati emergenti: in questa asset class gli indicizzati tradizionali hanno attirato 377 milioni, mentre gli Etf hanno segnato un milione di deflussi.
Offerta più ampia e filosofia diversa
Queste differenze possono essere anche una conseguenza della diversa ampiezza dell’offerta (28 Etf contro 107 fondi indicizzati tradizionali) e della diversa natura dei due strumenti, sia pur passivi. Forse, gli investitori che cercano un approccio ESG valutano meno importante il fatto di poter scambiare il fondo in tempo reale sulle piazze finanziarie.
Per quanto riguarda invece i dati positivi della componente azionaria, questa non è una novità per i prodotti passivi, dato che gli indici obbligazionari che seguono una strategia ESG restano ancora una nicchia di mercato.
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