Il mercato delle obbligazioni indicizzate all'inflazione della zona euro si basa soprattutto sulla domanda di investitori istituzionali, quali fondi pensione e compagnie di assicurazione. Questo tipo di titoli, nati in Francia e sviluppatisi poi anche in Italia, Germania e Spagna, rappresenta circa il 10-15% del totale delle emissioni dei titoli di Stato della zona euro.
L’Eurozona ha vissuto una netta mancanza di spinte inflazionistiche dallo scoppio della crisi economica. Anzi, dal 2014, con il crollo dei prezzi delle materie prime, la regione ha registrato anche periodi di deflazione.
Ci sono anche altri fattori economici che spiegano questa tendenza. In particolare, il livello di disoccupazione nelle maggiori economie della regione rimane importante, il che spiega la mancanza di pressione sugli aumenti salariali.
Tuttavia, dopo un lungo letargo, ci sono stati segnali di risveglio: nel mese di febbraio 2017, per la prima volta dal 2013 l'inflazione nell’area euro ha raggiunto il 2%, dopo aver segnato +1,8% il mese precedente. In realtà l’aumento è da attribuirsi quasi interamente al rialzo dei prezzi dell’energia e degli alimentari. L’inflazione di base, depurata dall'effetto di questi fattori più volatili, è rimasta a febbraio allo 0,9% (come a gennaio) ed è stagnante da diversi mesi.
Evoluzione del tasso d’inflazione annuo dell’Eurozona e le sue componenti
Fonte: Eurostat
Non a caso, nell’ultima riunione del 9 marzo, la Banca centrale europea non ha annunciato nessun cambio nella linea di politica monetaria. Mario Draghi ha ribadito che gli acquisti di titoli di Stato proseguiranno almeno fino alla fine dell’anno, con volumi che da aprile, come già previsto, scenderanno da 80 a 60 miliardi di euro al mese. L’attuale orientamento ultra-espansivo di Francoforte è dunque destinato a restare. Lo staff della Bce ha comunque rivisto fortemente al rialzo le stime di inflazione per il 2017 da 1,3 a 1,7% e di poco (da 1,5 a 1,6%) quelle per il 2018, mentre ha lasciato invariata all’1,7% la stima per il 2019.
L’offerta europea
Per gli investitori del Vecchio continente, sono disponibili cinque Exchange traded fund (Etf) che offrono un’esposizione alla categoria Obbligazionari Inflation-Linked EUR.
Tra questi cinque fondi, per il momento, ce ne sono due coperti dalla ricerca qualitativa di Morningstar, entrambi quotati su Borsa Italiana.
L’iShares € Inflation Linked Govt Bond UCITS ETF EUR (Acc) usa la replica fisica complete per tracciare il Barclays Euro Government Inflation Bond Index. Il benchmark include solo le obbligazioni con una scadenza residua minima di almeno un anno e con un ammontare minimo di capitale in circolazione di 500 milioni di euro. Da sottolineare come fino all’aprile 2015, l'indice escludeva i bond con un rating al di sotto A3 / A-, il che tagliava fuori di fatto Italia e Spagna. Attualmente, il 45-50% del portafoglio è esposto a titoli francesi, il 30% a bond italiani, il 15% tedeschi e il 5% spagnoli. La maggior parte delle emissioni presenta una scadenza a medio-lungo termine. Come risultato l’Etf ha una duration di 7-8 anni. iShares può effettuare il prestito titoli per un importo fino al 100% del valore patrimoniale netto (Nav) del fondo. Blackrock, società madre di iShares, gestisce il processo di prestito titoli e si tiene il 37,5% dei redditi derivanti. Le spese correnti annue sono dello 0,25%, al di sopra della media di categoria. Morningstar assegna a questo Etf un Analyst Rating pari a Silver.
Il Lyxor EuroMTS Inflation Linked Investment Grade (DR) UCITS ETF (EUR) segue il FTSE MTS Mid Price Investment Grade Inflation Linked Aggregate All-Maturity Index attraverso la replica fisica completa. Fino a novembre 2014, l’Etf utilizzava la replica sintetica. Per essere eleggibili, gli emittenti devono avere un rating di tipo investment grade da parte di almeno due delle tre principali agenzie di rating (S&P, Moody’s e Fitch) e i bond devono avere scadenza residua minima di almeno un anno e un ammontare minimo di capitale in circolazione di due miliardi di euro. Questo Etf non distribuisce dividendi e non effettua prestito titoli. Le spese correnti annuali sono pari allo 0,20%, in linea con la media dei concorrenti. Morningstar assegna un Analyst Rating pari a Silver.
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