L’America fa un giro a vuoto mentre l’Europa tenta un allungo. E’ questa, in estrema sintesi, la situazione con cui si trovano a che fare gli investitori che operano sui beni di consumo. Guardato così, tuttavia, il quadro non mostra tutto lo scenario. In generale, i due sottoinsiemi che formano i consumer good – discrezionali e staple – stanno dando soddisfazione agli investitori. L’indice Morningstar relativo ai discretionary da inizio anno ha guadagnato il 3,4% (in euro), portando a +17,7% la performance degli ultimi 12 mesi. Il paniere relativo a quelli di prima necessità nei due periodi di riferimento ha registrato, rispettivamente +5% e +13%.
Indice Morningstar beni di consumo discrezionali: 1 anno
Dati in euro aggiornati al 13 marzo 2017
Fonte: Morningstar Direct
Indice Morningstar beni di consumo staple: 1 anno
Dati in euro aggiornati al 13 marzo 2017
Fonte: Morningstar Direct
“Le cose cambiano un po’ quando andiamo a vedere alcuni singoli segmenti che formano l’intero universo dei beni di consumo”, spiega Robert Johnson, responsabile della ricerca economica di Morningstar. “Per quanto riguarda gli Stati Uniti, gli ultimi dati che stanno arrivando mostrano un rallentamento delle auto e delle vendite nella grande distribuzione. Vanno meglio, invece, quelle legate ai prodotti per la salute”. Questa situazione di relativa debolezza potrebbe continuare ancora per qualche tempo. “I dati mostrano un calo delle entrate familiari rispetto a un anno fa”, spiega Johnson. “Questo, unito a una ripresa dell’inflazione – anche se al di sotto delle attese – non promette bene per il futuro dei consumi americani”.
L’Europa migliora ma…
Diversa la situazione in Europa dove, comunque, i motivi di preoccupazione non mancano. “I dati e le previsioni che riguardano la regione nel suo complesso e l’Eurozona mostrano un generale miglioramento dell’attività industriale e dei servizi che, gradualmente si sta trasferendo anche nell’economia quotidiana dei singoli”, dice Johnson. “A differenza degli Usa, ad esempio, le vendite di auto nel Vecchio continente stanno andando molto bene. La situazione dal punto di vista del lavoro, seppur a macchia di leopardo nella regione, sta migliorando. Le famiglie si sentono più tranquille e aumentano i consumi”.
Il grosso punto interrogativo sul perdurare di questa situazione di ottimismo è legato alle elezioni. “In alcuni paesi dove si andrà alle urne, alcuni candidati hanno programmi che prevedono un’uscita dalla zona euro”, spiega Johnson. “Certo, potrebbe trattarsi di pura propaganda elettorale e non è detto che in caso di vittoria arriveranno davvero ad abbandonare la moneta unica. Ma solo la possibilità che possa accadere potrebbe comunque complicare la situazione e mettere un freno alla crescita economica e all’aumento dei consumi”.
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