I fondi bilanciati possono fare di più e meglio. Secondo un’analisi Morningstar, nell’ultimo decennio (2007-2016), i rendimenti mediani dei comparti di allocation in euro sono stati tutti inferiori all’indice di riferimento (vedi figura 1). Un dato che contrasta con il grande successo di questi prodotti tra gli investitori europei (italiani inclusi). Si stima, infatti, che nel quinquennio il patrimonio complessivo sia passato da 612 miliardi a 1.558 miliardi di euro (al 31 dicembre 2016).
Il peso delle commissioni
Come si spiegano questi risultati? Un primo aspetto da considerare è quello dei costi. Il confronto dei rendimenti dei bilanciati aggressivi globali in euro con i moderati e i prudenti, che si caratterizzano per una più bassa percentuale di azioni in portafoglio, rivela che non ci sono grandi scostamenti. La performance mediana annua dei primi è stata del 2,54%, quella dei secondi del 2,68% e dei terzi del 2,31%.
“Gli investitori non hanno tratto beneficio dalla maggior esposizione all’equity degli aggressive allocation”, spiega Matias Möttölä, autore del report A bias towards European stocks has hurt allocation fund. “E’ vero che il mercato azionario ha attraversato periodi difficili, tuttavia ha battuto quello obbligazionario, tanto che un indice composto al 75% dal Ftse World (total return in euro) e al 25% dal Bloomberg Barclays euro aggregate (total return in euro) ha guadagnato in media il 6,4% annuo nel decennio, pari a 93 punti base in più di un benchmark prudente (25% azioni e 75% obbligazioni)”. Purtroppo la migliore performance è stata “mangiata” dai costi: i bilanciati aggressivi hanno un profilo commissionale medio di 40 basis point superiore ai prudenti.
Troppa Europa?
I costi, però, non sono sufficienti a spiegare i risultati deludenti. Gli allocation fund europei tendono ad essere sovraesposti alle Borse del Vecchio continente, che nel periodo considerato hanno ottenuto performance inferiori rispetto a Wall Street. Nei Globali aggressivi, ad esempio, i titoli europei pesano circa il 40% contro il 20% degli indici azionari mondiali.
Esiste, però, ancora una parte di sotto-performance che non è spiegata né dai costi né dalla maggior presenza di azioni europee. Quest’ultima, dice Möttölä, è da attribuire ad errori del team di gestione nel mix tra le diverse attività finanziarie (vedi figura 2).
Il ruolo dei bond
Se riduciamo l’orizzonte di analisi a cinque anni, escludendo la crisi finanziaria del 2008, scopriamo che c’è stato un altro fattore che ha reso difficile la vita ai gestori dei fondi bilanciati, ossia il rally del mercato obbligazionario, che ha innalzato il livello di competizione. “Gli allocation fund tendono ad avere una duration più bassa di un tipico comparto di reddito fisso”, si legge nel report di Morningstar. “Per questo sono rimasti indietro rispetto agli indici di riferimento in un periodo di rendimenti (yield) in discesa. Sono stati particolarmente sfidanti il 2012 e 2014, quando il mercato obbligazionario europeo ha reso oltre l’11%, grazie ai minori timori di crisi della moneta unica”.
A differenza del decennio, negli ultimi cinque anni i prodotti più aggressivi hanno battuto i più cauti, grazie alla performance della componente azionaria, ristabilendo il rapporto per cui a un maggior rischio può corrispondere un più alto rendimento. Tuttavia, le performance mediane restano inferiori agli indici di riferimento (vedi figura 3).
Se l’investitore perde…
E’ stato dunque un decennio perso per i bilanciati? Se l’investitore perde, l’industria soffre. La delusione per i risultati ottenuti, infatti, potrebbe indurre i sottoscrittori a cercare alternative, con forti contraccolpi sulle società di gestione. “Uno studio Morningstar del 2016, ha calcolato un costo medio di questi prodotti dell’1,47% annuo (asset weighted)”, dice Möttölä. “Possiamo quindi stimare in modo approssimativo che gli investitori europei paghino circa 23 miliardi ogni anno in commissioni per la gestione dei fondi bilanciati che hanno in portafoglio”. Una somma a cui nessun asset manager vorrà sicuramente rinunciare.
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