Di sicuro in finanza c’è solo una cosa: non esistono investimenti sicuri. E chi crede di averlo trovato scegliendo asset class tipicamente più difensive in realtà sta solo scegliendo una diversa tipologia di rischio. L’unica cosa che resta da fare all’investitore, dunque, è capire quali sono le minacce a cui espone il proprio capitale, quali di queste è disposto ad affrontare e quali sono le misure da adottare per neutralizzarle. Ecco di seguito alcuni elementi da tenere in considerazione quando si investe sul mercato obbligazionario e su quello azionario.
Chi investe in obbligazioni deve calcolare il rischio:
Dei tassi di interesse: che si verifica quando i saggi di riferimento salgono e, di conseguenza, fanno scendere i prezzi dei bond in circolazione. In questo caso bisogna tenere d’occhio la maturity del titolo, poiché più lunga è la scadenza maggiore è l’effetto sul capitale investito. Un modo per mitigarne l’effetto è quello di mantenere la posizione fino alla scadenza naturale dell’obbligazione. Questo però si traduce in una perdita potenziale, poiché gli investitori rimangono bloccati su titoli che hanno un rendimento più basso rispetto a quello di mercato e perché, essendo costretti a tenerli più a lungo (per non uscire in perdita), rinunciano alla possibilità di utilizzare quei capitali in investimenti più redditizi.
Di credito: si verifica quando l’emittente non è in grado di ripagare il suo debito. Per compensare i sottoscrittori del maggior rischio, le società finanziariamente meno solide offrono un rendimento più alto rispetto a quelle con titoli che a parità di duration sono di qualità migliore. Per coprirsi da questa minaccia l’investitore può optare per obbligazioni investment grade, cioè quelle con merito creditizio più alto.
Inflazione: uno dei principali pericoli per chi investe in strumenti a tasso fisso, soprattutto quelli a basso rendimento, è non guadagnare abbastanza per coprire la perdita di potere di acquisto della moneta. Un modo per aggirare questo pericolo è quello di investire in obbligazioni inflation-linked che prevedono un aggiustamento del rendimento legato all’inflazione.
Di cambio: chi investe in obbligazioni denominate in valuta diversa rispetto a quella locale può incappare nel rischio che il tasso di cambio scenda, svalutando in questo modo il capitale investito e il guadagno offerto dal bond. Una soluzione possibile, in questo senso, potrebbe essere un maggior grado di diversificazione, magari attraverso la scelta di un fondo comune di investimento.
Geopolitico: in caso di forte instabilità politica del paese emittente il mercato può scontare nelle sue valutazioni la possibilità che lo Stato non rispetti i propri impegni. Questo avrà come conseguenza l’aumento dello spread del titolo in questione, poiché chi investe richiede un maggior premio al rischio per acquistarlo.
Chi investe in azioni deve calcolare il rischio:
Di timing: riguarda la possibilità di sbagliare il momento di ingresso o di uscita da una posizione a causa di un’errata valutazione del valore reale del titolo. Si verifica quando si compra a un prezzo più alto rispetto al fair value o quando non si liquida un investimento perché ci si aspetta che possa recuperare da una grossa perdita o che possa guadagnare ancora di più. Questo comportamento produce un ritorno inadeguato o negativo.
Legato ai fondamentali: si verifica quando i ricavi, i profitti o altri indicatori di bilancio scendono improvvisamente sotto le aspettative, abbattendo il valore di Borsa delle azioni. Prima di posizionarsi su un titolo, quindi, bisogna analizzare i dati di bilancio della società, il trend in atto e l’andamento del contesto competitivo in cui opera.
Economico: riguarda principalmente le aziende attive nei settori maggiormente dipendenti dal ciclo economico come quelle dell’industria, dei beni di consumo, dei materiali di base e dell’energia. Un modo per neutralizzare questa minaccia, dunque, è quello di posizionarsi su titoli anti-ciclici o scarsamente sensibili alla congiuntura.
Di liquidità: sebbene non sia tipico delle azioni, si verifica quando l’investitore fatica a trovare un compratore/venditore nel momento in cui vuole negoziare un titolo. E’ più comune quando si investe in azioni small o micro-cap che hanno, tipicamente, un flottante molto basso.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.