La popolarità in Borsa non paga. Investire in un’azienda solo perché è sulla bocca di tutti senza guardare ai fondamentali può essere molto rischioso. Ancora di più quando si tratta di un Ipo. Il modo migliore per approcciare una debuttante sui listini, dicono gli analisti di Morningstar, è aspettare che il prezzo di mercato si stabilizzi prima di posizionarsi sul titolo (leggi l’articolo "Con le debuttanti non conviene andare allo sbaraglio").
La storia è piena di flop clamorosi come TheGlobe.com, società americana pioniera nell’industria dei social media. Il 13 novembre 1998 il titolo ha messo a segno il record storico guadagnando oltre il 600% nel primo giorno di contrattazione. Poi lo scoppio della bolla dotcom ha fatto precipitare le quotazioni della società negli anni successivi.
Guardando ad alcune delle IPO americane tra il 2016 e il 2017, gli andamenti di Line, Twilio e, per ultima, Snap raccontano ancora storie di insuccessi:
Twilio, manca la prova del nove
Twilio, società americana che fornisce servizi di comunicazione (voce, video e messaggi) attraverso un’applicazione, ha iniziato il suo listing lo scorso giugno. Nel giro di tre mesi le azioni hanno triplicato il valore toccando il picco massimo di 70 dollari, ma da allora hanno imboccato la fase discendente della parabola che ha portato il prezzo a stabilizzarsi attorno ai 30 dollari (poco sopra il prezzo dell’IPO).
“Nonostante abbia un alto tasso di ritenzione dei clienti, un’ampia offerta di prodotti e servizi a favore delle aziende e molti segmenti di business ancora da sviluppare, non crediamo che Twilio abbia maturato una posizione di vantaggio all’interno del settore”, dice Rodney Nelson analista azionario di Morningstar. “In questi anni l’azienda sta registrando alti tassi di crescita ma la solidità del suo modello operativo deve essere testato in fasi di mercato più mature”. Per i prossimi cinque anni le previsioni degli analisti indicano una crescita media del fatturato del 26%, mentre l’espansione dei margini di profitto sarà limitata dalle commissioni che l’azienda paga a società terze come Amazon Web Services per poter esercitare il proprio business. Sulla base di queste considerazioni la stima del fair value del titolo è pari a 30 dollari per azione (report pubblicato in data 16 marzo 2017).
Line, crescere non basta
Line è riuscita a evolvere da una semplice applicazione di messaggistica (come WhatsApp) a un portale con molteplici contenuti e servizi come i giochi online (dai quali ricava oltre il 40% del suo fatturato), news, TV e altro. Il gruppo è fortemente presente in Giappone, in Tailandia e a Taiwan, ma sta cercando di estendere la sua presenza nella regione aprendosi al mercato Indonesiano anche attraverso nuove acquisizioni.
“L’Ipo di Line non ha avuto successo: dopo un balzo del 33% nel giorno del debutto, il prezzo delle sue azioni è progressivamente sceso riportandosi ai livelli di partenza, complici i deludenti dati delle trimestrali e un modello di business ancora debole”, dice Marie Sun analista di Morningstar. “Nel segmento della messaggistica la concorrenza è molto alta. Nonostante abbia una fetta di mercato ampia Line non riesce a monetizzare la grossa mole di clienti. Inoltre, gli introiti pubblicitari e quelli derivanti dai giochi restano molto volatili e non riescono a sostenere la redditività dell’azienda”. Sulla base di queste considerazioni gli analisti non attribuiscono a Line un Economic moat e, in risposta agli ultimi risultati economici riportati dal gruppo, hanno tagliato il fair value iniziale, pari a 39 dollari (per l’ADR quotata sul Nyse), a 34 dollari (report pubblicato in data 26 gennaio 2017).
Snap debole rispetto ai competitor
L’ultima IPO americana in ordine di tempo è stata Snap, società produttrice dell’applicazione Snapchat. Anche il suo debutto è stato battezzato dal favore del mercato, che ha fatto schizzare il prezzo dai 17 dollari di partenza a 24 dollari nel primo giorno di contrattazione. Ma dopo l’euforia inziale le quotazioni si sono progressivamente sgonfiate portandosi attorno ai 19 dollari (-25% circa rispetto ai valori massimi).
“Sebbene il social network conti ormai quasi 160 milioni di utenti ed inizi ad attrarre anche ingenti investimenti pubblicitari, esso rischia di soffrire lo strapotere dei suoi competitor e in particolare di Facebook, che con la sua applicazione Instagram può essere considerato un suo sostituto”, dice Ali Mogharabi analista di Morningstar.
“Inoltre, l’elevato numero di utenti del social network di Zuckerberg costituiscono una sorta di barriera alla crescita di Snapchat. Il trend positivo della pubblicità su Internet e sui dispositivi mobile favorirà tutte le aziende del settore, ma immaginiamo che saranno i leader del mercato, nella fattispecie Facebook e Alphabet, a spartirsi la fetta più grossa dei nuovi investimenti. E questo rischia di limitare l’espansione del fatturato dell’azienda americana”.
Gli analisti non riconoscono al gruppo una posizione di vantaggio e stimano un fair value pari a 15 dollari per azione (report pubblicato in data uno marzo 2017), circa il 30% inferiore alle attuali quotazioni di mercato.
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