Quel dato di -4 milioni nella raccolta dei fondi azionari in Europa a marzo non la dice tutta sulle preferenze degli investitori. Guardando in profondità, si scopre, infatti, che è interamente imputabile alle strategie attive (-3,3 miliardi di euro), mentre quelle indicizzate hanno registrato flussi netti positivi, che però non sono bastati per capovolgere il risultato complessivo. Gli Exchange traded fund hanno aggiunto altri 6,2 miliardi nelle casse degli approcci passivi. Più che di uscita dall’equity, dunque, si tratta di uno spostamento delle masse verso strumenti a basso costo. Il fenomeno è ben noto negli Stati Uniti, ma si è manifestato chiaramente anche nel Vecchio continente l’anno scorso. All’inizio del 2017 gli active fund avevano dato segni di ripresa, che a marzo sembra si siano spenti.
Ancora bond
Nel complesso, il mese scorso è stato positivo per l’industria europea del risparmio gestito. Secondo l’ultimo Asset flow report di Morningstar, la raccolta netta dei fondi a lungo termine è stata di 38,5 miliardi, cui si aggiungono 26,6 miliardi dei monetari. La parte più consistente è andata negli obbligazionari (+25,6 miliardi); ma anche i bilanciati hanno avuto i più alti flussi netti da maggio 2015 (+10,9 miliardi).
Alto rendimento
Nel reddito fisso, gli investitori continuano a cercare classi di attività ad alto rendimento, come le obbligazioni emergenti o i fondi flessibili e diversificati. La categoria con i flussi netti più alti è stata quella dei Global Flexible bond coperti dal rischio di cambio rispetto al dollaro (+4,6 miliardi), all’interno della quale la quasi totalità della raccolta si è diretta verso Pimco GIS Income. Segue quella degli Other bond che raggruppa strumenti spesso assai diversi tra loro e utilizzati da investitori istituzionali e wealth manager.
Gli obbligazionari in euro dominano, invece, la classifica dei deflussi, a causa della volatilità del mercato, in particolare del segmento dei governativi, che dura dal quarto trimestre 2016. Tra i “diversificati” continua a soffrire Pioneer Euro Aggregate Bond, dopo l’uscita del gestore storico, Tanguy Le Saout, nel dicembre scorso.
Tra gli azionari, la categoria che ha raccolto di più a marzo è quella degli Internazionali large cap blend (2,9 miliardi), ma anche i mercati emergenti sono nella top ten con 2,2 miliardi, di cui i tre quarti in fondi attivi. Proseguono, invece, i deflussi dai prodotti specializzati sulle Borse europee, nonostante il buon andamento in termini di rendimenti. I più colpiti sono stati quelli con le performance peggiori, che hanno in comune un sovrappeso dei settori difensivi e un sottopeso dei ciclici.
Chi sale e chi scende
A marzo, Pimco è balzata in cima alla classifica delle società di gestione con i più alti flussi in Europa (+4,9 miliardi). Negli ultimi dodici mesi, la società ha avuto una raccolta netta di oltre 19 miliardi nel Vecchio continente, lasciandosi alle spalle il periodo difficile dell’uscita di Bill Gross. Si è ripresa anche BlackRock, che aveva sofferto riscatti netti per gran parte del 2016, grazie al ritorno degli investitori sui suoi fondi attivi. Amundi ha beneficiato, invece, dell’interesse per i comparti First Eagle Amundi Income Builder e First Eagle Amundi International.
Sul fronte opposto, Pioneer Investments è stata la società più colpita dai deflussi a marzo (-1,5 miliardi), seguita da Axa, che ha sofferto l’impopolarità degli obbligazionari high yield in dollari, e Fidelity (i riscatti in questo caso hanno riguardato soprattutto il reddito fisso e l’equity).
La raccolta dei Pir
Se limitiamo l’analisi ai fondi di diritto italiano, i più popolari sono stati i Bilanciati prudenti in euro, seguiti dagli Obbligazionari a scadenza e da quelli a Capitale protetto. Per contro, i più alti deflussi si registrano nei Bilanciati-altro, una categoria che comprende molti comparti a termine e con cedola. Tra i fondi che hanno raccolto di più, ci sono alcuni fondi conformi alla normativa sui Pir (Piani individuali di risparmio): il primo è Mediolanum Sviluppo Italia (+225 milioni a marzo), il secondo Arca Economia reale bilanciato Italia (+80,5 milioni) e il terzo Pioneer Risparmio Italia (+69,8 milioni). Tutti sono bilanciati prudenti che investono principalmente in azioni ed obbligazioni di società italiane di medio-piccole dimensioni. I Pir prevedono delle agevolazioni fiscali, ma per beneficiarne al 100% è necessario detenerli per almeno cinque anni.
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