Valerio Baselli: Buongiorno e benvenuti. Le tematiche ambientali hanno un impatto crescente sull'attività economica e anche gli investitori sono sempre più attenti ai problemi legati al cambiamento climatico.
Ne parliamo oggi con Luciano Diana, responsabile strategie ambientali di Pictet AM e co-gestore dei fondi Pictet Clean Energy e Pictet Global Environmental Opportunities. Buongiorno Luciano e grazie.
Luciano Diana: Buongiorno Valerio, grazie per l’ospitalità.
Baselli: È ormai da diverso tempo che si parla di energie pulite, eppure non abbiamo ancora visto quella “rivoluzione energetica” in cui alcuni speravano qualche anno fa. A questo si aggiungono anche le difficoltà politiche, con l’accordo di Parigi appeso a un filo e l’arrivo alla Casa Bianca di un presidente che definisce il cambiamento climatico una bufala. In questo contesto, secondo i dati Morningstar, la categoria dei fondi Azionari Settore Energie Alternative ha segnato a livello europeo sette anni di deflussi netti, dal 2010 al 2016. Quali sono le ragioni dietro questo trend secondo lei?
Diana: Innanzitutto bisogna ricordarsi che le transizioni energetiche prendono decenni, quindi un periodo temporale di 5-7 anni è molto corto. Poi, abbiamo visto l’inizio di una rivoluzione energetica: le rinnovabili, escludendo l’idroelettrico, rappresentano quasi il 10% del mix mondiale, quindi è stato fatto molto negli ultimi anni. I fondi azionari legati al settore hanno sofferto principalmente a causa dell’esposizione al settore solare, in cui la riduzione forte dei prezzi è stata benefica per i consumatori finali ma non per gli investitori.
Per quanto riguarda la politica, è stato menzionato Trump, noi siamo ottimisti e crediamo che gli Stati Uniti non usciranno dall’accordo di Parigi.
Baselli: La Cina è diventata il primo paese al mondo come produzione di energia solare e ha dichiarato di voler investire oltre 330 miliardi di euro in questo campo da qui al 2020. Quali sono le vostre previsioni per il fotovoltaico?
Diana: Il fotovoltaico nel 2017 registrerà un tasso di crescita inferiore rispetto al passato, soprattutto per la Cina, perché il 2015 è stato un anno record in termini di capacità installata e questa va digerita dal sistema. Bisogna quindi anche installare le linee di trasmissione per connettere questi nuovi parchi. Dal 2018-2019 pensiamo che la crescita tornerà sui livelli del 15-20% annuo.
Baselli: Ci sono altri settori legati al mondo dell’energia pulita che secondo voi possono portare del valore aggiunto agli investitori? Penso ad esempio all’efficienza energetica…
Diana: Assolutamente. Nel nostro fondo Clean Energy infatti le rinnovabili rappresentano solo il 10% del totale. Il resto è praticamente tutto legato all’efficienza energetica, che va a toccare tutti i settori dell’economia: le costruzioni, il settore industriale (automazione), i trasposti con l’elettrificazione del parco macchine e anche le tecnologie sottostanti come i semiconduttori. Questa è un’area che dà della crescita secolare di lungo termine e che non ha bisogno di sussidi governativi.
Baselli: Per chiudere, le strategie ambientali sono per loro natura molto concentrate e, quindi, anche più rischiose. Quali sono i principali fattori che gli investitori dovrebbero tenere sotto controllo e che potrebbero fare la differenza in un senso o nell’altro nel settore delle energie alternative?
Diana: La concentrazione, quindi la definizione troppo stretta di un tema, è uno dei fattori chiave che può portare alla volatilità. Noi abbiamo un altro fondo che invece di guardare alla sola transizione energetica, guarda a tutte le risorse naturali, quindi all’utilizzo efficiente dell’energia, dell’acqua, del suolo, e quindi ha un universo d’investimento molto diversificato che riduce la volatilità.
Baselli: Perfetto. Grazie mille a Luciano Diana.
Diana: Grazie a voi.
Baselli: Per Morningstar, Valerio Baselli, grazie per l’attenzione.
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