L’elezione “a sorpresa” di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti ha provocato solo uno shock di breve periodo ai mercati azionari emergenti, che nel 2017 hanno continuato il percorso di crescita cominciato l’anno scorso.
“Da inizio anno, queste aree stanno attraendo flussi record di nuovi capitali e sia l’azionario che l’obbligazionario vanno bene”, dice Maarten-Jan Bakkum, senior strategist Emerging markets di NN Investment Partners. “Chiaramente ci sono alcune considerazioni da fare, per esempio relativamente al sentiment sulla Turchia di Erdogan o all’aumento del rischio di rallentamento delle politiche del governo in Sud Africa, ma questi problemi non varcano i confini dei rispettivi stati e di per sé non sono sintomatici di una tendenza più ampia che riguarda tutti gli emergenti”.
Sguardo al futuro
Rispetto al periodo 2010-2015, quando la volatilità era elevata, ci sono alcune differenze importanti, tra cui la stabilizzazione della crescita in Cina, i programmi di riforme in molti paesi e un quadro congiunturale favorevole. Il livello di attenzione, tuttavia, deve sempre rimanere alto, come ha dimostrato recentemente lo scivolone della Borsa brasiliana a causa delle preoccupazioni per gli episodi di corruzione in cui sembra essere coinvolto anche il presidente Michel Temer.
Secondo gli strategist di Morningstar Investment Management, i fondamentali dei mercati in via di sviluppo rimangono solidi e le valutazioni più attraenti rispetto ad altre aree come gli Stati Uniti, nonostante negli ultimi dieci anni i flussi di capitali siano stati di circa 450 miliardi di dollari (il dato comprende sia le azioni sia le obbligazioni) e abbiano mostrato una certa resistenza anche quando in altre regioni sono prevalsi i riscatti.
Saper gestire i ribassi
Quale strategia seguire su questi mercati? Gli analisti di Morningstar suggeriscono il “sentiero della qualità”, soprattutto per gli investitori più avversi al rischio, che consiste nel scegliere fondi che si prevede sappiano gestire bene le fasi di ribasso e cogliere con abilità quelle di rialzo. “I comparti con un focus sui titoli di qualità riescono a garantire un più basso profilo di rischio”, dice Mathieu Caquineau del Manager research team di Morningstar, in un recente rapporto sul settore. “Queste aziende tendono ad essere meno indebitate, più redditizie e con una bassa volatilità degli utili, per cui i prezzi sono più stabili nel tempo”.
Tra i fondi coperti dall’Analyst rating, tre hanno queste caratteristiche. Si tratta di Comgest growth emerging market, Steward Investors Global EM leaders e Vontobel Emerging markets equity. Il primo ha un focus sulle società solide finanziariamente, posizioni dominanti sul mercato e alti profitti, indipendentemente dalla fase congiunturale, per cui generalmente esclude le azioni più cicliche come ad esempio i finanziari. Il secondo considera come fattori di qualità le capacità dei manager, la corporate governance e la solidità dei bilanci, oltre a valutare aspetti quali la crescita degli utili e le valutazioni. Il terzo, infine, privilegia le società con business sostenibili e barriere all’ingresso, evitando, invece, quelle molto indebitate o con pratiche contabili aggressive.
Il vantaggio competitivo
Se guardiamo dentro il portafoglio di ciascun fondo, vediamo come il fattore “qualità” sia stato protagonista negli ultimi tre anni. La percentuale di titoli con ampio Economic moat (indicatore utilizzato da Morningstar per misurare la forza e la sostenibilità del vantaggio competitivo e quindi la probabilità di produrre profitti con continuità nel tempo) è superiore a quella dell’indice Morningstar Emerging markets (vedi grafico).
Avere imboccato il sentiero della qualità ha permesso ai gestori dei tre fondi di proteggere meglio il capitale nelle fasi di ribasso, anche se in quelle di rialzo non sempre hanno catturato completamente il rally, come indicano il Downside e Upside capture ratio nella tabella qui sotto.
Occhio alle valutazioni
Una nuova sfida attende ora i manager. “La popolarità del fattore ‘qualità’ ha fatto crescere molto le valutazioni di alcuni titoli”, dice Caquineau. “Gli investitori, dunque, devono essere cauti. Ma se l’orizzonte è di lungo termine queste strategie rappresentano un importante elemento di diversificazione del portafoglio”.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.