Il gap di rendimenti non è solo un problema degli americani che investono in fondi, ma anche degli europei, asiatici e australiani. A rivelarlo è la prima edizione globale dello studio Morningstar Mind the gap, che ha calcolato una differenza media tra i risultati ottenuti dagli investitori e quelli assoluti dei fondi compresa tra l’1,4 e lo 0,53% negli ultimi cinque anni (a fine 2016). All’estremo superiore ci sono gli abitanti di Singapore e a quello inferiore gli australiani.
Per il mercato europeo ex Regno Unito è stato utilizzato come proxy il Lussemburgo, dove sono domiciliati molti prodotti distribuiti in tutta la regione. Il gap medio annuo è negativo dello 0,6% a cinque anni (-0,74% nel decennio).
Il gap non è uguale per tutti
Il confronto internazionale mostra differenze tra le diverse regioni a livello di categorie di fondi. Ad esempio, negli Stati Uniti i fondi bilanciati hanno un gap positivo, mentre in Australia sono stati quelli a fini previdenziali a dare i migliori risultati in questi termini e in Corea del Sud gli obbligazionari. Esiste, tuttavia, un comune denominatore che può spiegare i buoni rendimenti degli investitori in rapporto con quelli assoluti, ossia l’investimento attraverso piani di accumulo, simili ai Pac italiani. Questi strumenti, infatti, attenuano gli effetti negativi del market-timing.
Meglio low cost
Come già emerso nello studio sui fondi statunitensi, le commissioni rappresentano un fattore critico. A costi più elevati corrisponde un gap maggiore. Ad esempio, per i fondi lussemburghesi, il trend è particolarmente evidente negli azionari. Oltre ai comportamenti degli investitori, esistono altre due ragioni. La prima consiste nel fatto che i comparti più cari tendono ad assumere più rischi per fare performance, alimentando quindi l’atteggiamento emotivo dei sottoscrittori e gli errori di timing. La seconda è legata alla cultura finanziaria, per cui è possibile che chi è più informato e consapevole tenda a scegliere i prodotti meno costosi e prenda decisioni di investimento più consapevoli.
Quanto pesa il rischio
I risultati sono misti, invece, se si considera il fattore “rischio”, misurato come standard deviation e Morningstar Risk (quest’ultimo indicatore dà più peso alle fasi di ribasso). In passato altri studi avevano dimostrato che c’era una relazione tra maggior volatilità dei fondi azionari e peggior risultati per gli investitori, mentre in questa ultima analisi non sempre è così. Secondo gli analisti, una possibile spiegazione è l’andamento recente delle Borse, che non ha presentato picchi al rialzo e al ribasso.
Ridurre il gap
Nonostante, siano necessari ulteriori indagini, lo studio permette comunque di trarre alcune conclusioni. Più che l’ampiezza del gap tra rendimento totale e investor return, contano le caratteristiche dei fondi in grado di dare solidi ritorni. In questo senso, i bassi costi sono un aspetto fondamentale. Inoltre, i prodotti più rischiosi tendono ad avere performance peggiori dal punto di vista del comportamento dell'investitore. Infine, i consulenti finanziari possono avere un ruolo importante nell’aiutare i risparmiatori a raggiungere i loro obiettivi di investimento adottando comportamenti corretti e non guidati dalle emozioni.
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