Gli investitori “sostenibili” preferiscono i fondi passivi tradizionali a quelli quotati in Borsa, almeno stando ai numeri di raccolta. Secondo i dati Morningstar, infatti, gli Exchange Traded Fund classificati come “socialmente responsabili” (35 fondi disponibili in Europa) hanno raccolto durante il primo semestre dell’anno 370,5 milioni di euro, sui 57,4 miliardi di raccolta netta totale segnata in Europa nello stesso periodo. In pratica, un misero 0,65% dei flussi.
Sorprendentemente, è la componente obbligazionaria quella che ha attirato più capitali. I sei replicanti a reddito fisso hanno infatti incassato in totale 300 milioni, contro i 70 milioni dei restanti 29 Etf azionari.
A pesare non poco su questo risultato ci sono gli oltre 500 milioni di euro di riscatti netti segnati nel semestre dal BNP Paribas Easy MSCI Europe Ex Controversial Weapons UCITS ETF,il più importante Etf europeo in termini di patrimonio tra quelli che seguono criteri ESG. Il fondo si espone al mercato azionario europeo, escludendo le società coinvolte in attività connesse alla produzione e al commercio di armi controverse. Questo approccio è anche in linea con le raccomandazioni della AFG (Association Française de la Gestion financière) dell’aprile 2013 sul divieto di finanziamento delle sulle munizioni a grappolo e delle mine antiuomo, con l'obiettivo di applicazione da parte società di gestione di una politica di esclusione di tali armi.
Il replicante che ha invece raccolto di più nel semestre è l’UBS MSCI EMU Socially Responsible UCITS ETF, il cui benchmark utilizza un filtro ESG che filtra i 241 componenti dell’Msci EMU per arrivare a 58 titoli “sostenibili”. La tabella sottostante mostra i primi 10 Etf “responsabili” europei per raccolta netta nel semestre.
Se invece si analizza l’altra grande famiglia di strumenti passivi, cioè i fondi indicizzati tradizionali, vediamo come i prodotti a vocazione ESG (116 in Europa, di cui sette disponibili in Italia, vedi tabella che segue) abbiano invece segnato un risultato decisamente migliore rispetto ai propri cugini negoziati in Borsa, con una raccolta netta di 2,8 miliardi, sui 31,6 incassati globalmente dagli Index Fund nel semestre in Europa (circa il 9% del totale).
Nel caso dei comparti passivi tradizionali, la componente azionaria (109 fondi) pesa oltre il 90% dei flussi in entrata.
Queste differenze possono essere anche una conseguenza della diversa ampiezza dell’offerta (35 Etf contro 116 fondi indicizzati tradizionali) e della diversa natura dei due strumenti, sia pur entrambi passivi. Forse, gli investitori che cercano un approccio ESG hanno in generale un’ottica di lungo periodo e valutano meno importante il fatto di poter scambiare il fondo in tempo reale sulle piazze finanziarie.
Per quanto riguarda invece la scarsità delle offerte “sostenibili” a reddito fisso, questa non è una novità per i prodotti passivi, dato che gli indici obbligazionari che seguono una strategia ESG restano ancora marginali.
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