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L’agenda Ue per la finanza sostenibile ha radici nell’economia

Pubblicato in questi giorni l’Interim report del gruppo di esperti voluto dalla Commissione europea per elaborare una strategia in questo campo. Ecco quali sono le prime aree di intervento.

Sara Silano 27/07/2017 | 11:26
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La “sostenibilità” è parte integrante del progetto della Commissione europea per re-indirizzare il sistema finanziario a sostenere la crescita di lungo periodo. La conferma viene in questi giorni dal primo Interim report dell’High-level expert group on Sustainable finance istituito dalla Commissione nel dicembre 2016 con il compito di elaborare una strategia comune in questo campo.

“I progressi nella finanza sostenibile non cominciano nella finanza stessa”, sostiene Christian Thimann, presidente the High-Level Expert Group. “Il primo passo è definire un modello economico di sostenibilità. L’Unione europea lo ha fatto e le sue caratteristiche sono basse emissioni di carbonio, uso efficiente delle risorse, sviluppo dell’economia circolare basato su alta occupazione, innovazione tecnologica e crescita sostenibile”.

Il settore finanziario ha un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi sul clima dell’Accordo di Parigi (COP21) e dell’Agenda Ue 2030 per uno sviluppo sostenibile. Questo implica cambiamenti regolamentari, nelle pratiche di mercato e nei comportamenti. Al gruppo di esperti, di cui è entrata a far parte anche Flavia Micilotta, direttore esecutivo di Eurosif, spetta il compito di delineare le linee-guida di questo cambiamento.

Aree di intervento
Tra le aree in cui l’Interim report sollecita azioni immediate ci sono la creazione di un sistema di classificazione degli strumenti di investimento sostenibile, uno standard europeo e un “bollino” per i green bond, l’inclusione dei criteri di ESG (Environmental, social e governance) nei mandati di gestione fiduciaria e più trasparenza su queste pratiche da parte delle istituzioni finanziarie e delle aziende. Altri temi continueranno ad essere oggetto di discussione, tra cui l’integrazione dei fattori di sostenibilità nei rating e il miglioramento dei requisiti di disclosure per le società. L’obiettivo dell’High level expert group è di arrivare a un documento finale entro dicembre 2017.

Lontani dalla meta
L’Unione europea è stata pionieristica nel promuovere la finanza sostenibile e nell’adozione di queste pratiche da parte di emittenti, investitori e intermediari. Ad esempio, è della Banca europea degli investimenti il primo green bond nel 2007; la stessa Bei è stata la più grande finanziatrice di progetti sul clima tra il 2010 e il 2014, oltre ad aver stanziato 13,8 miliardi per infrastrutture e sicurezza energetica nel 2015 e 150 miliardi per il settore dei trasporti dal 2005. Inoltre, i fondi destinati a tematiche ambientali nell’ambito del Piano strategico europeo per gli investimenti sono stati recentemente aumentati del 40%.

Ma c’è ancora molto da fare. Solo per la transizione energetica si stima che servano ulteriori investimenti pari a 177 miliardi di euro ogni anno per raggiungere gli obiettivi fissati dall’Unione entro il 2030. Per il passaggio dall’economia lineare a quella circolare, invece, la Fondazione Ellen MacArthur stima che servano circa 320 miliardi di qui al 2025 solo nell’Eurozona.

Finanza sostenibile
Anche per il sistema finanziario, che gioca un ruolo chiave nel sostenere una crescita sostenibile, le sfide sono molte, nonostante i passi in avanti fatti in questi ultimi anni. Alcuni di questi cambiamenti hanno indubbi vantaggi “finanziari” oltre che ambientali, sociali e di governance, come l’assumere una visione di lungo periodo, anziché di breve; oppure una più completa valutazione dei rischi, che includa anche quelli climatici (sul tema è intervenuto anche il Financial stability board). Ancora, la sostenibilità è in stretto rapporto con le pratiche di governo societario e la cosiddetta stewardship, ossia la gestione delle risorse mettendo al primo posto l’interesse degli investitori e degli altri portatori di interessi (stakeholder).

Infine, dal punto di vista degli investitori la trasparenza, la corretta rendicontazione, ma anche classificazioni chiare dei prodotti finanziari e strumenti di valutazione sono di fondamentale importanza per una più ampia diffusione dei criteri ESG. Va in questa direzione l’impegno di Morningstar, cominciato nel marzo 2016 con il lancio del Sustainability rating per i fondi e recentemente accresciuto grazie all’acquisizione del 40% di Sustainalytics, che da 25 anni fornisce analisi e valutazioni sulla sostenibilità delle aziende e sulla corporate governance.

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Info autore

Sara Silano

Sara Silano  è caporedattore di Morningstar in Italia

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