Rendimento, rischio, costi. Sono gli elementi fondamentali di cui, con l’introduzione della normativa MiFID, tutti i player dell’industria dei fondi (dalla casa di gestione fino al consulente) devono tenere conto e che diventeranno ancora più pressanti da gennaio 2018. L’obiettivo è sempre lo stesso: agire nel miglior interesse dei clienti. I fattori e lo scopo finale sono gli stessi che Morningstar tiene in considerazione nell’elaborazione dei suoi rating che si traducono, ad esempio, nell’attribuzione delle stelle (da una a cinque) ai fondi di investimento.
E’ utile sapere se le stelle da sole siano sufficienti per valutare un fondo. La questione non è marginale, considerando che (come mostrato dal grafico sotto), almeno dal 1997 (lo Star rating è stato lanciato nel 1985) gli investitori a livello mondiale tendono ad acquistare fondi a cinque stelle e a stare lontani da quelli che ne hanno una sola.
Gli investitori tendono ad acquistare fondi col maggior numero di stelle
Si parte dallo Star rating
“Le stelle hanno contribuito a sviluppare una cultura di investimento che premia chi ha commissioni basse, non ha costi nascosti, prende pochi rischi ed è in grado di dare solide perfomance nel lungo periodo”, spiegano Jeffrey Ptak e Lee Davidson, rispettivamente responsabile della manager reasearch e capo della ricerca quantitativa di Morningstar in un paper pubblicato a ottobre 2016 (The Morningstar Rating for Funds. Analyzing the Performance of the Star Rating Globally) che ha studiato l’efficacia delle stelle come stumento indicativo delle performance, in un arco temporale che va da gennaio 2003 a dicembre 2015. “I risultati suggeriscono che lo Star rating, nel periodo preso in considerazione, ha avuto un moderato potere predittivo per quanto riguarda i rendimenti aggiustati per il rischio, che diventa minore per i rendimenti semplici”, spiegano gli autori della ricerca. C’è poi un altro elemento di cui tenere conto. “La formula per arrivare alle stelle è basata sulle performance passate”, spiegano i due autori della ricerca. “Gli investitori che cercano la visione di Morningstar sulle prospettive future devono far riferimento all’Analyst Rating e ai suoi commenti”.
Oltre le stelle
L’Analyst rating dà indicazioni di tipo qualitativo. “Un fondo ha buone possibilità di comportarsi bene e di battere i rivali in un intero ciclo di mercato, ad esempio, se dimostra coerenza nel processo di investimento, se ha un team con scarso o nessun turnover di personale di qualità, se gli interessi del management sono allineati con quelli degli azionisti (tipico è il caso del manager che investe nel fondo che guida) e se tiene basse le spese a carico dei clienti”, dice Luque. Questi sono alcuni degli elementi attraverso i quali gli analisti di Morningstar arrivano a un giudizio che viene espresso come Gold (il più alto), Bronze, Silver, Neutral e Negative (il più basso).
Questa analisi qualitativa (che si applica negli Stati Uniti, in Europa e in Asia) ha prodotto risultati soddisfacenti per gli investitori? Per rispondere a questa domanda può essere utile un grafico. E’ stato calcolato l'alfa medio annualizzato rispetto alla media di categoria realizzato tra il marzo 2002 e il marzo 2017 di quasi 2.000 fondi Emea ripartiti secondo la loro valutazione qualitativa. Gli strumenti con un rating positivo (e in particolare quelli che avevano un Gold) hanno avuto prestazioni migliori rispetto a quelli con un giudizio qualitativo Negativo o Neutrale.
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