Il petrolio spinge al ribasso il settore energy. Nella scorsa settimana le quotazioni del barile sono scese sotto quota 47 dollari (con riferimento a quello scambiato sul WTI) facendo scattare le vendite sui titoli dell’intero comparto energetico come testimoniato dal -1,7% dell’indice Msci World Energy. Le previsioni nel lungo termine relative al prezzo del greggio da parte degli analisti di Morningstar restano invariate e il sell-off ha fatto scattare diverse promozione nel rating.
General Electric fa felice Baker Hughes
L’upgrade di Baker Hughes (BHGE, controllata di General Electric) non è solo frutto del recente andamento in Borsa, a tenere il rapporto Prezzo/Fair value del titolo sotto quota 0,80 è anche lo scetticismo del mercato attorno alle potenziali sinergie con le attività Oil & Gas della capogruppo.
BHGE opera in tutti i segmenti del settore Oil & Gas, da quello upstream (perforazione, estrazione di greggio) a quello downstream (raffinazione) offrendo ai propri clienti un ampia gamma di prodotti e servizi. Baker Hughes e General Electrics hanno entrambe un’offerta di alta qualità ma diversa l’una dall’altra. Questo fa si che l’overlap tra le due attività sia minimo e le sinergie tra le aziende siano significative.
Gli analisti si aspettano per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato del 12% e stimano il fair value del titolo a 41 dollari (report aggiornato al 28 luglio 2017), 5,25 dei quali derivano dalle sinergie prodotte dalla fusione con GE Oil & Gas.
Noble tradita dai dati
Il -6% realizzato da Noble fa seguito al forte sell-off scattato in seguito alla presentazione dei dati del secondo trimestre. “Nonostante i risultati siano al di sotto delle aspettative, confermiamo il fair value a quota 4,25 dollari”, dice Preston Caldwell analista azionario di Morningstar.
“Per il secondo trimestre i ricavi sono calati sia su base trimestrale che su base annua a causa della minor attività estrattiva. Noble si occupa prevalentemente di estrazioni di greggio off-shore, il segmento che sta soffrendo più di tutti la crescente domanda di shale oil negli Usa, ma a nostro avviso il mercato non valuta adeguatamente l’opera di razionalizzazione dei costi che promette di migliorare nei prossimi anni i margini di profitto”.
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