Meglio non farsi ingannare dal Giappone. Nonostante la recente ripresa dell’attività economica interna, dicono gli analisti di Morningstar, la crescita non sarà sostenibile solo grazie alla richiesta domestica. Per questo, dal punto di vista operativo, è meglio puntare sulle società che hanno opportunità di espansione all’estero.
L’Arcipelago nel secondo trimestre del 2017 ha visto un balzo del Pil del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (segnando anche il sesto quarter consecutivo di crescita). La spesa domestica si sta risvegliando dopo la fiacca registrata con l’aumento della tassa sui consumi del 2014. Secondo il governo questo è merito di alcuni programmi di stimolo fiscale messi in campo negli ultimi anni. La ripresa globale e il risveglio del mercato azionario, inoltre, sembrano aver favorito la crescita delle fiducia.
Grafico: gli indicatori economici mostrano una ripresa
Le sfide
“Tuttavia ci sono ancora delle sfide difficili da affrontare”, spiega Lorraine Tane, responsabile della ricerca sull’azionario asiatico di Morningstar. “Non ci sono segnali di un aumento dei salari che possa guidare le spese al consumo. L’invecchiamento della popolazione, inoltre, continua ad essere un ostacolo”. Le scelte economiche del premier Shinzo Abe, che hanno l’obbiettivo di una crescita sostenibile della congiuntura attraverso una serie di riforme strutturali, sembrano incomplete. E con le elezioni politiche in calendario per il 2018, sembra improbabile che possano essere portate avanti in maniera efficace. Un recente rapporto del Fondo monetario internazionale (Fmi) indica che il Giappone ha bisogno di dare sgravi alle imprese per permettere di appesantire le buste paga, creare nuova occupazione e ridurre il debito pubblico. “Non si tratta di questioni nuove”, dice l’analista. “Ma si tratta di elementi che si possono affrontare solo se si ha una visione di lungo periodo. Nel frattempo le famiglie nipponiche potrebbero fare i conti con nuovi rialzi delle imposte sui consumi che rischiano di arrivare già nel 2019. La domanda domestica, quindi, potrebbe vedere un’altra stagione di rallentamenti”.
Anche lo spazio per gli investimenti statali è limitato, considerato che il Giappone ha un debito pubblico pari al 200% del Pil e che le spese per le pensioni nel 2020 potrebbero portarlo al 300%. Secondo le stime dell’Fmi gli over 65 rappresenteranno il 40% della popolazione nel 2050. “In una situazione di progressivo invecchiamento del paese e di riduzione dell’occupazione, la situazione previdenziale potrebbe diventare un’emergenza”.
Dal punto di vista degli investitori in azioni il consiglio di Tane è quello di guardare in due direzioni: le società che lavorano all’estero e quelle del settore turismo. “I recenti risultati aziendali mostrano che c’è una forte domanda per beni made in Japan dall’Asia in generale e dalla Cina in particolare”, spiega. “E’ un trend che potrebbe continuare per i prossimi cinque anni almeno. Tokyo inoltre, ospiterà le Olimpiadi del 2020. Questo elemento dovrebbe contribuire a rivalutare il marchio Japan in giro per il mondo”.
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