Il patrimonio dei fondi indicizzati, inclusi gli Exchange traded fund (Etf), rappresenta poco più del 13% del totale dell’industria del risparmio europea. Se si escludono i replicanti quotati è ancora di meno (8%, i dati sono al 31 dicembre 2016). Siamo, dunque, lontani dai dati americani. Negli Stati Uniti, la quota di mercato dei primi è più che doppia, grazie al forte aumento dei flussi negli ultimi anni a fronte di riscatti dai prodotti gestiti attivamente.
Non è ancora un trend
Il mercato europeo è in fermento, ma non è ancora riuscito ad imboccare una via precisa. Secondo le stime di Morningstar, nel 2015, i fondi indicizzati (inclusi gli Etf) raccolsero oltre 100 miliardi di euro, facendo un deciso balzo in avanti rispetto all’anno precedente e ancora di più rispetto al 2013. Tuttavia, nel 2016, i flussi netti sono stati inferiori in termini assoluti. Una possibile ragione è la riduzione delle sottoscrizioni complessive. In effetti, se si guardano i dati relativi, anche l’anno scorso si sono presi una piccola fetta della torta. Il loro contributo alla raccolta totale è stato del 29% contro il 21% del 2015.
Dove la gestione passiva vince
Da inizio anno, entrambe le strategie hanno registrato flussi netti positivi, ma il distacco dagli active fund è considerevole. Si stima che questi ultimi abbiano raccolto circa 392 miliardi nei primi sette mesi del 2017 contro i 97,6 dei passivi, che hanno dunque rappresentato meno del 20% del totale.
Gli investimenti indicizzati riscontrano particolare successo nel segmento azionario, dove sono riusciti a raccogliere più degli attivi da gennaio a luglio 2017: +56,5 contro +51,3 miliardi. Nel reddito fisso, invece, il distacco rimane ancora elevato. In termini patrimoniali, l’universo degli index fund è meno diversificato, perché le strategie bilanciate e alternative rimangono in larga parte terreno fertile per gli active manager.
L’aumento delle masse dei prodotti passivi in alcune asset class non deve stupire. Secondo uno studio di Morningstar, ci sono mercati dove gli attivi fanno fatica a battere il benchmark, tra cui l’azionario statunitense e globale e l’obbligazionario governativo, per cui gli index fund producono performance migliori. Per contro, questi ultimi possono avere più difficoltà su segmenti specializzati, come i listini di singoli paesi o laddove la creazione di valore da parte del gestore fa la differenza. (Leggi lo studio completo, pubblicato da Valerio Baselli il 24 aprile 2017).
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