Cosa scelgono di fare i gestori americani con i listini di Wall Street ai massimi storici? Limitare il trading, sottopesare rispetto al benchmark le utility a favore dei beni di consumo difensivi, selezionare con attenzione i titoli di qualità. Questo è quello che emerge dal Morningstar Ultimate Stock-Pickers di settembre, il report che analizza i movimenti di portafoglio del secondo trimestre operati dai 26 fund manager che gli analisti considerano più interessanti.
Le elevate valutazioni delle stock a stelle e strisce, come testimoniato dal rapporto Prezzo/Fair value medio dell'indice Nyse, (Figura 1), hanno convinto i gestori ad avere un atteggiamento più prudente e quindi a limitare il trading e a ricorrere a strumenti passivi di investimento.
Figura 1: Rapporto Prezzo/Fair value medio mercato azionario Usa
Rispetto all’indice S&P 500, che è il benchmark di riferimento del mercato statunitense, i gestori investono maggiormente nei settori beni di consumo (in particolare quelli difensivi), in tecnologia, finanza e real estate, mentre sono meno fiduciosi su utility, telecom e salute.
Nella scelta dei titoli da acquistare, invece, preferiscono quelli con una forte posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore, come testimonia il numero dei fondi che hanno recentemente acquistato General Electric (6), Analog Devices (4) e ServiceNow (4). Tutte società alle quali gli analisti di Morningstar riconoscono un Economic moat.
L’elevata redditività del capitale di General Electric è il risultato di un portafoglio di attività industriali profittevole come non mai dopo una fase di ristrutturazione durata due anni. I dati del secondo trimestre hanno certificato una crescita del 2% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, trainata dai buoni risultati del settore delle rinnovabili, della salute e di quello elettrico, che hanno compensato la flessione del segmento oil.
General Electric più in forma che mai
Il moat di GE è frutto di tre elementi: marchio di valore, vantaggio di costo e forte potere contrattuale nei confronti dei clienti. L’elevato investimento in ricerca e sviluppo si traduce in un numero alto di brevetti e in prodotti tecnologicamente all’avanguardia dai quali riesce a ricavare mark-up generosi. Grazie al suo forte posizionamento all’interno dei diversi settori di attività è in grado di realizzare economie di scala tali da garantirgli un vantaggio di costo rispetto ai competitor e a raccogliere una grossa quantità di dati che poi utilizza per supportare lo sviluppo di nuovi prodotti e per migliorare quelli già esistenti.
Il titolo continua a essere scontato del 25% rispetto al fair value che è pari a 32 dollari (report aggiornato al 21 luglio 2017), tuttavia gli analisti di Morningstar prevedono un’espansione del margine operativo di circa 400 punti base e una crescita media del fatturato del 4% nei prossimi cinque anni grazie anche alla joint venture con Safran, che le permetterà di rafforzare la sua leadership nei motori per gli aerei di medie dimensioni, e allo sviluppo del business dei servizi accessori.
Tenere d’occhio Analog Devices
Analog Devices (ADI) ha guadagnato in Borsa oltre il 30% dal settembre scorso (al 13 settembre in euro) e nonostante negli ultimi tre mesi abbia registrato una piccola battuta d’arresto continua ad essere scambiata in linea con il fair value che è pari a 82 dollari (report pubblicato in data 30 agosto 2017). Sebbene le attuali valutazioni di mercato non siano convenienti, gli analisti di Morningstar consigliano di tenere d’occhio questo titolo high-tech data l’alta qualità del business della società. Il moat di ADI è frutto delle elevate barriere all’ingresso di nuovi operatori del settore, per i quali risulta molto difficile riuscire a competere con la grande esperienza nel disegnare chip accumulata negli anni, e dal forte potere contrattuale nei confronti dei clienti, i quali tendono a mantenere rapporti di lunga durata con il fornitore che ha disegnato su misura i chip in base alle esigenze del suo prodotto.
Le prospettive di crescita per il gruppo americano sono interessanti. Gli analisti stimano un progresso medio dei ricavi del 13% grazie alla forte domanda proveniente dal settore automotive, spinta dalla necessità delle case produttrici di veicoli tradizionali ed elettrici di inserire negli abitacoli nuove componenti tecnologiche.
ServiceNow cavalca il trend del cloud
ServiceNow (NOW) è una delle aziende nel comparto tecnologia che meglio sta sfruttando i cambiamenti prodotti dal cloud computing. Il gruppo statunitense è riuscito ad affermarsi come provider di servizi di information tecnology e di software di gestione aziendale scalzando la concorrenza di numerosi operatori del settore come HP e BMC. Il forte potere contrattuale nei confronti della clientela è testimoniato dall’elevata percentuale nella proroga dei contratti a scadenza, vicino al 100%, e dalla grande capacità di upselling di nuovi prodotti e servizi che garantiscono a ServiceNow una redditività superiore alla media (Economic moat).
L’approdo delle aziende alla tecnologia del cloud computing è un trend di lungo periodo che è ancora nella sua fase iniziale. Gli analisti di Morningstar si aspettano una forte espansione di questo business e prevedono per ServiceNow una crescita media dei ricavi del 28% nei prossimi cinque anni. Il titolo NOW ha guadagnato circa il 40% da inizio anno (in euro al 13 settembre 2017) ma continua a essere scambiato a un tasso di sconto del 10% rispetto al fair value di 130 dollari (report aggiornato al 27 luglio 2017).
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