I titoli dell’auto si preparano a correre. “Lo scenario macro è favorevole al settore automotive globale”, spiega Richard Hilgert, senior equity analyst di Morningstar in un report di settembre 2017. “La Cina è pronta a registrare un nuovo record per quanto riguarda il segmento dei veicoli leggeri, l’Europa si sta avvicinando ai picchi del 2007, mentre gli Stati Uniti sono in una fase di bonaccia. Nel complesso però la domanda sui maggiori mercati mondiali è a buoni livelli. Di conseguenza le società del settore sono nella posizione migliore per generare robusti profitti e creare valore per gli investitori”.
Andamento delle vendite a livello globale (la tabella in alto mostra l’andamento in milioni di dollari, quella in basso l’andamento in percentuale anno su anno)
Parlando di numeri, le previsioni di Morningstar indicano una domanda globale in crescita per il segmento dei veicoli leggeri che, quest’anno, dovrebbe aumentare dell’1-3%. “Merito anche del contributo che sta arrivando da Giappone, Brasile e Russia”, spiega Hilgert.
Gli Usa temono Trump
Andando nel dettaglio delle singole aree geografiche, per quanto riguarda gli Stati Uniti le stime dicono che ci sarà una contrazione del 2,5%. “Certo gli incentivi all’acquisto di auto nuove, le politiche di credito, i prezzi bassi dei veicoli usati e il calo del carburante hanno tutti effetti positivi sul mercato”, dice l’analista di Morningstar. “Ma a fare la differenza è l’andamento dell’occupazione e in questo senso, l’amministrazione Trump non sembra ancora dare garanzie adeguate di crescita”. A complicare le cose c’è il fatto che la Casa Bianca ha intenzione di rimettere in discussione alcuni trattati economici intenazionali e questo potrebbe fare male alle esportazioni di auto Made in Usa.
L’Europa ringrazia l’occupazione
Diverso il discorso per l’Europa dove, secondo le stime di Morningstar, la domanda di veicoli dovrebbe crescere in una forchetta compresa fra il 2 e il 4%. A dare la spinta sarà la crescita dell’occupazione. “A partire dal 2009 c’è stata una forte correlazione fra il numero delle immatricolazioni e la perdita di posti di lavoro”, dice Hilgert. “La situazione è migliorata quando alcuni stati hanno introdotto incentivi agli acquisti e grazie alla crescita dei posti di lavoro nella regione”.
La Cina frena, l’auto no
Da sottolineare il caso della Cina, alle prese con una fase di rallentamento congiunturale, ma dove la domanda di veicoli leggeri dovrebbe crescere del 4-6%, mentre quella di camion di medie dimensioni potrebbe aumentare del 12%. “In questo caso a fare la differenza è l’abbassamento delle tasse sull’acquisto di veicoli in questi segmenti”, dice Hilgert.
Lo yen aiuta il Giappone, il fisco l’India
Restando in Asia, ma spostandosi in Giappone, l’aumento della richiesta dovrebbe essere dell’8-10%. “Le nostre previsioni a inizio anno parlavano di un +2%”, spiega l’analista. “Poi c’è stata un’accelerazione nelle richieste. Merito di una politica monetaria accomodante, della crescita dell’export grazie alla debolezza dello yen e a una serie di incentivi che sono stati introdotti dopo il terremoto del 2016”.
Per quanto rigurda l’India il progresso dovrebbe essere dell’1-3%. “A supportare la domanda saranno l’aumento della ricchezza delle famiglie e alcune riforme fiscali che lasceranno qualche soldo in più in tasca alle famiglie”, dice Hilgert.
Brasile e Russia: occhio alla volatilità
Lo stesso tasso di crescita dell’India era previsto per il Brasile, ma poi è stato necessario rivedere i numeri e ora Morningstar parla di un aumento della domanda del 4-6%. “Le incertezze politiche sono in parte evaporate e le riforme fiscali hanno fatto aumentare la fiducia dei consumatori”, dice l’analista. Occorre però fare attenzione. “La situazione politica resta instabile e questo nel mercato brasiliano dell’auto ha sempre creato una certa volatilità”, aggiunge.
Hilgert ha dovuto rimettere mano anche all’outlook per il segmento auto in Russia. Se prima per la domanda di veicoli parlava di +2% nel 2017, ora l’asticella è stata spostata a +3-5%. “I problemi derivanti dalle sanzioni internazionali sono stati in parte compensati dal basso prezzo del carburante e, da marzo in particolare, le richieste sono aumentate al di là delle previsioni” spiega l’analista. Anche in questo caso la situazione però è delicata. “Le tensioni fra Stati Uniti e Russia potrebbero portare a nuovi problemi sul fronte commerciale e abbassare la fiducia degli acquirenti domestici”.
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