Un portafoglio finanziario non deve essere giudicato solo dalle performance, ma anche dall’equilibrio che riesce a trovare tra rischio e rendimento nel lungo periodo. Un rapporto che, per sua natura, è precario e mutevole e che perciò deve essere continuamente ricercato tramite l’attività di diversificazione degli investimenti.
La diversificazione non si limita alla ripartizione per asset class. L’azionario, ad esempio, è una classe d’attivo molto ampia, composta da investimenti anche parecchio diversi tra loro. Infatti, i sotto-segmenti vengono classificati a seconda della capitalizzazione della società (large cap, mid cap e small cap), del mercato di riferimento (paesi sviluppati o mercati emergenti) e soprattutto del settore economico di cui fa parte l’azienda (industriale, finanziario, energetico, ecc.). È importante avere un’idea di come i vari settori economici rappresentati dalla propria esposizione azionaria si influenzino a vicenda, in modo da evitare di investire in strumenti che sono soggetti a movimenti molto simili.
Guardando i dati sottostanti, ad esempio, si nota come la correlazione tra i vari settori azionari sia sensibilmente diminuita nel corso dell’ultimo anno. Tra i casi più eclatanti, il settore finanziario, che nel corso dell’ultimo anno, su 14 correlazioni, ne ha segnate ben otto negative e altre due prossime allo zero.
Per avere un’idea del cambiamento radicale, basterebbe dire che prendendo le correlazioni a cinque anni, i titoli finanziari ne hanno solo una in negativo, piuttosto logica, quella con l’oro. Lampante in questo senso il rapporto con il settore tecnologico, passato da 0,62 su cinque anni a -0,57 a dodici mesi. O quello con i beni di largo consumo, crollata da 0,42 a -0,53 nello stesso periodo.
Nonostante le buone performance dell’ultimo anno, gli investitori hanno ancora timore a tornare su un settore considerato fragile e che resta più volatile del mercato: l’indice Msci World Banks ha segnato una deviazione standard pari a 12,4 nell’ultimo anno, contro il 7,6 dell’indice Msci World (dati in euro al 3 ottobre).
Secondo gli analisti Morningstar, inoltre, i titoli finanziari, soprattutto in Europa, presentano valutazioni interessanti. Dello stesso avviso Kevin Johnson di Dodge & Cox, intervenuto alla Morningstar Investment Conference di Parigi, lo scorso 8 settembre (clicca qui per guardare la video intervista).
Fonte: Morningstar
In controtendenza invece l’oro, che ha visto la propria correlazione aumentare verso diversi settori azionari nel corso dell’ultimo anno.
I settori azionari oggetto dell’analisi sono elencati di seguito. I numeri corrispondono a quelli che appaiono nelle tabelle.
- Azionari Settore Metalli Preziosi
- Azionari Settore Biotecnologia
- Azionari Settore Beni e Servizi di Consumo Discrezionali
- Azionari Settore Beni e Servizi di Largo Consumo
- Azionari Settore Energia
- Azionari Settore Servizi Finanziari
- Azionari Settore Salute
- Azionari Settore Tecnologia
- Azionari Settore Beni Industriali
- Azionari Settore Comunicazioni
- Azionari Settore Servizi di Pubblica Utilità
- Azionari Settore Agricoltura
- Azionari Settore Energie Alternative
- Azionari Settore Infrastrutture
- Azionari Settore Risorse Naturali
Fonte: Morningstar Direct
Il coefficiente di correlazione è un parametro che misura in che modo la performance di uno strumento influenza l’andamento di un altro. Varia tra -1 e +1. Un coefficiente pari a 0 indica che non vi è alcuna relazione tra le performance dei due settori. Un coefficiente pari a 1 significa che c'è una correlazione positiva perfetta, il che significa che i due indici si muovono assieme, se uno sale del 10%, lo fa anche l’altro, e viceversa. Ovviamente, in caso di perfetta correlazione negativa (uguale -1) il rapporto è inverso: se il primo sale del 10%, il secondo perde il 10%.
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