Il provvedimento varato dal Governo nella Legge di bilancio 2017, con il quale ha di fatto creato una forma di investimento per i piccoli risparmiatori, sembra aver raggiunto il suo obiettivo: finanziare le piccole e media imprese italiane.
La leva utilizzata dall’Esecutivo è stata quella fiscale: i Pir non sono soggetti alla tassazione sul capital gain e sui dividendi staccati e neanche all’imposta di successione (se l’investitore mantiene impiegati i capitali almeno per cinque anni). In questa prima fase dell’applicazione, il risultato è stato quello di trainare gli indici italiani delle azioni di piccola e media capitalizzazione.
Le piccole italiane battono le rivali europee
Dai dati di uno studio a cura di Intermonte si nota come dall’introduzione dei Piani individuali di risparmio, il flusso di capitale in entrata (da gennaio a fine agosto) in questi strumenti di investimento si sia tradotto in un rendimento del segmento STAR di Borsa Italiana di poco inferiore al 30% (Figura 1).
Figura 1: Flussi PIR e performance segmento STAR
A riprova del positivo effetto prodotto dallo strumento Pir, mettiamo a confronto i segmenti mid e small cap italiani con quelli dell’azionario Europa. Prendendo come riferimento temporale il periodo che va dal primo gennaio al 12 ottobre si nota come l’equity di casa nostra abbia sovraperformato quello del Vecchio continente. L’extra-rendimento è pari al 14% per il segmento mid cap ed è addirittura superiore al 20% per quello small cap. Se invece allarghiamo lo spazio di osservazione agli ultimi 10 anni notiamo come l’Italia abbia largamente sottoperformato il mercato azionario europeo.
Figura 2: Mid-cap italiane ed europee a confronto (rendimenti 10y al 30/08/2017)
Figura 3: Mid-cap italiane ed europee a confronto (rendimenti 10y al 30/08/2017)
Figura 4: Small-cap italiane ed europee a confronto (rendimenti YTD al 30/08/2017)
Figura 5: Small-cap italiane ed europee a confronto (rendimenti 10y al 30/08/2017)
Small-cap più liquide
Il secondo obiettivo raggiunto è quello di rendere i titoli di piccola e media capitalizzazione più appetibili. Come si nota dalla Figura 6, nei primi otto mesi del 2017 i volumi di scambio per le azioni small cap è quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, per le mid cap è salito del 18%, mentre per quelle di larga capitalizzazione è sceso del 3%.
Figura 6: Crescita dei volumi di transazione per segmento di capitalizzazione
Fonte dati Bloomberg
Sarà un fuoco di paglia? Gli analisti di Intermonte dicono di no. Le loro previsioni per i prossimi cinque anni (Figura 7) indicano una crescita media del flusso di capitali a favore dei Pir del 10% nei prossimi quattro anni. Denaro che nello stesso periodo si tradurrà in un investimento complessivo di oltre 14milioni di euro nelle azioni di media e bassa capitalizzazione e che promette di continuare a spingere i listini delle mid e small cap di Borsa Italiana e di conseguenza i loro volumi negoziati.
Figura 7: PIR, previsioni prossimi 4 anni
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