La finanza fa pochi sconti. Il comparto è cresciuto del 20% circa negli ultimi 12 mesi e ora è scambiato a prezzi elevati (come testimoniato dal rapporto Prezzo/Fair value di 1,08). I segmenti più pesanti in termini di capitalizzazione di mercato, come quello bancario e assicurativo, sono anche fra i più costosi (con un rapporto P/FV rispettivamente di 1,03 e 1,17). Ecco perché gli investitori che cercano un’esposizione al settore finanza per diversificare il portafoglio devono guardare ad alcune nicchie di mercato come quella dei servizi al credito, le cui quotazioni sono al momento inferiori al fair value.
Capital One si affida ai millennial
Capital One Financial ricava dai servizi delle carte di pagamento e del credito al consumo oltre il 70% del suo fatturato. Il gruppo statunitense opera su base nazionale e questo è un vantaggio perché gli permette di avere un portafoglio clienti diversificato (per merito creditizio e per area geografica) e, attraverso una maggior conoscenza delle preferenze della sua clientela, di fare cross-selling dei prodotti e servizi.
Grazie a numerose acquisizioni (come ING Direct e il segmento carte di credito di HSBS), Capital One è riuscita nel tempo a diversificare la sua offerta e a investire in Information Technology, cosa che le consente di gestire una grossa mole di dati relativi alle abitudini di spesa dei propri clienti e di capire in anticipo le loro esigenze. Gli analisti si aspettano una crescita media del 3% nei prossimi cinque anni (anche grazie alla spinta prodotta dalla domanda di credito da parte della generazione dei millennial) e stimano un fair value pari a 106 dollari (report aggiornato al 21 luglio 2017).
FlexiGroup cerca di mettersi il passato alle spalle
FlexiGroup opera nello stesso segmento del settore dei servizi finanziari, ma sul mercato australiano e neozelandese. Il gruppo è stato storicamente in grado di macinare elevati rendimenti del capitale sia attraverso la crescita del business che tramite nuove acquisizioni, ma negli ultimi anni ha commesso dei passi falsi e ora il titolo è scambiato su valori di circa il 30% più bassi rispetto a quelli di 12 mesi fa.
Gli analisti non nascondono la possibilità che l’azienda possa avere bisogno ancora di tempo per tornare ai livelli di redditività storica, ma apprezzano la decisione del management di dismettere le attività lontane dal core-business e di focalizzarsi sulla clientela retail. I ricavi sono visti in crescita a un tasso medio del 3% e il fair value è stimato a quota 1,90 dollari australiani (report aggiornato al 20 settembre 2017).
Rapporto Prezzo/Fair value medio segmento servizi al credito (1 mese al 24/10/2017)
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