Attenti agli euro corporate bond. L’avvertimento arriva dagli analisti di Morningstar secondo cui, in una situazione in cui gli spread si stanno restringendo e i rendimenti nei diversi segmenti che formano il mondo obbligazionario iniziano ad assomigliarsi, per gli investitori potrebbe essere arrivato il momento di valutare se si sentono ricompensati abbastanza per il rischio che prendono.
“La questione riguarda da vicino soprattutto chi ha puntato sul debito aziendale che, in un quadro post-crisi finanziaria formato da bassi yield, diminuzione del numero dei default e crescita economica lenta ma costante, sono quelli che hanno guadagnato di più: sia nel segmento high yield, sia in quello investment grade”, spiega Mara Dobrescu, Associate director della Manager research di Morningstar. Negli ultimi cinque anni (fino ad agosto 2017) l’indice Bloomberg Barclays Pan Euro High Yield ha guadagnato l’8,1% (annualizzato) mentre, nello stesso periodo, il paniere dedicato agli investment grade è salito oltre il 4%. “Questo significa che gli investitori di questi due segmenti sono stati molto premiati per i rischi che hanno corso con i corporate bond”, spiega Dobrescu. “Ci troviamo in un quadro macroeconomico in cui, eliminati i fattori che hanno alimentato la spinta, la situazione potrebbe cambiare. E le fortune dei corporate, così come successo in passato, muterebbero rapidamente” (come mostrato anche dalla tabella sotto, relativa alle categorie Morningstar dedicate ai fondi che investono in corporate bond euro).
A questo bisogna aggiungere il rischio che non viene intercettato dai diversi radar che si utilizzano in queste occasioni (come ad esempio lo sharpe ratio e la deviazione standard). “E’ già successo. Ad esempio nel 2008, quando molti avevano investito in bond strutturati sui mutui subprime”, dice Dobrescu. “I sistemi di monitoraggio, soprattutto quelli basati sulla volatilità, dicevano che erano strumenti sicuri. Poi è finita come sappiamo. Oggi la preoccupazione maggiore potrebbe essere la forte esposizione di alcuni portafogli a emissioni che non sono molto trattate come, ad esempio, alcuni asset backed”.
Non seguire il gregge
Il consiglio, insomma, è sempre quello di muoversi con cautela, soprattutto quando si hanno in portafoglio strumenti che negli ultimi anni hanno corso molto. “I fondi che ultimamente hanno sottoperformato perché non hanno voluto seguire il branco nei territori più rischiosi, potrebbero essere quelli che avranno successo in futuro”, dice Dobrescu.
Fra questi ce ne sono due della categoria Corporate bond euro con Morningstar rating positivo che, secondo i fund analyst, vale la pena tenere in considerazione.
Kempen (Lux) Euro Credit Plus (Silver). “Il gestore applica un processo di investimento disciplinato teso ad aggiungere valore attraverso piccole posizioni diversificate e con un investimento minimo per limitare i rischi”, spiega Niels Faassen, fund analyst di Morningstar in un report del 16 giugno 2017. “Il fondo è chiaramente concentrato sul controllo del rischio attraverso la diversificazione. Ad esempio, fra le posizioni in sovrappeso ci sono emittenti telecom e assicurativi con un merito di credito alto. Il fondo può investire fino al 25% degli attivi in high yield, ma il gestore preferisce stare attorno al 4%. Questo processo ha permesso nel tempo al fondo di battere i suoi concorrenti attivi e passivi e di tenere sotto controllo i rischi”.
BGF Euro Corporate Bond (Silver). “L’approccio di investimento si concentra nella costruzione di un portafoglio dal rischio diversificato e in cui si aggiunge valore in maniera progressiva attraverso una serie di strategie value”, spiega Ashis Dash, fund analyst di Morningstar in uno studio del 31 agosto 2017. “Il fondo di solito investe in oltre 350 emittenti. Fra questi ci sono (anche se in minima parte) high yield, governativi e bond in valute diverse dall’euro. Nel corso del secondo trimestre, il team di gestione ha ridotto il livello di rischio, portandolo ai minimi dal 2014, prendendo profitto su alcuni corporate e sfoltendo la presenza di bond governativi dei paesi periferici”.
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