Gli emittenti di fondi passivi sempre più attenti all’ESG

Gli investitori istituzionali sono sempre più consapevoli dell'impatto positivo che scaturisce dall'integrazione dei principi di sostenibilità e dalle pratiche di azionariato attivo.

Hortense Bioy, CFA 13/11/2017 | 11:44
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Le società emittenti di prodotti finanziari passivi non considerano più le tematiche di investimento responsabile come una semplice casella da spuntare o meno, ma stanno attivamente cercando di influenzare le società partecipate e di migliorarne gli standard ESG in tutto il mondo. Votano e si impegnano direttamente con le società su questioni importanti come la retribuzione del Cda, la presenza femminile tra i consiglieri e il cambiamento climatico.

La crescita apparentemente inarrestabile della gestione passiva ha sollevato domande rispetto alle implicazioni dell’allocazione del capitale e della corporate governance. I critici affermano che, possedendo ogni azienda in un indice, gli investitori passivi non si preoccupano se la società A sia meglio della società B o se il settore C sia migliore del settore D. Questa mancanza di discriminazione potrebbe portare a una allocazione inefficiente delle risorse, con flussi verso aziende che non li meritano.

Un modo per attenuare alcuni di questi rischi è far sì che gli investitori si assicurino che le società di gestione passive controllino adeguatamente le aziende che detengono. La buona notizia è che questo è esattamente quello che alcuni dei più grandi gruppi stanno già facendo.

Passi nella giusta direzione
Negli ultimi anni c'è stato un chiaro cambiamento, in primo luogo guidato dalle grandi case di gestione passive. Gli investitori istituzionali sono sempre più consapevoli dell'impatto positivo che l'integrazione dei criteri ESG e le pratiche di azionariato attivo possono avere sulle performance degli investimenti.

I regolatori hanno poi contribuito ulteriormente all'adozione di codici di comportamento sensibili alla stewardship (concetto secondo il quale gli interessi dei gestori si allineano con quelli dei sottoscrittori) in diversi paesi, tra cui il Regno Unito, la Svizzera e più recentemente il Giappone.

Un altro fattore che alimenta il cambiamento di comportamento dei gestori di fondi passivi è la forte crescita degli asset che gestiscono. Il patrimonio dei fondi indicizzati tradizionali e degli Exchange traded fund sono cresciuti di quattro volte dalla crisi finanziaria e rappresentano oggi quasi un quarto delle attività globali dei fondi, secondo i dati Morningstar.

Il ruolo dei gestori passivi come proprietari attivi è tanto più importante in quanto essi sono gli azionisti a lungo termine di ultima generazione delle società quotate. A differenza dei fondi attivi, che possono semplicemente vendere delle azioni quando non sono d'accordo con il modo in cui viene gestita un'azienda, i fondi che seguono un indice non possono. E proprio per questo, oltre al fatto di voler vedere crescere i loro asset in quello che sta diventando un business a margini sempre più ridotti, gli investitori passivi hanno ogni ragione per assicurarsi che le aziende da loro possedute si comportino bene.

A tal fine, alcune aziende hanno rafforzato la propria squadra di specialisti di corporate governance. Ad esempio, BlackRock ha aumentato la sua squadra da 20 membri nel 2014 ai 31 attuali, mentre il team di gestione dedicato alla stewardship di Vanguard è più che raddoppiato dal 2015, raggiungendo 21 persone.

Non tutti gli emittenti sensibili all’ESG
Detto questo, non si dovrebbe supporre che tutte le società “passive” intraprendano queste attività di allo stesso modo e allo stesso livello. Ci sono differenze che derivano non solo dalla dimensione e dalla capacità delle imprese, ma anche dalla loro filosofia, dall'ambito geografico e dalla loro storia.

Quando si tratta di engagement (partecipazione attiva al governo societario per stimolare comportamenti sostenibili) e di azionariato attivo, alcune aziende sono più proattive di altre. Alcune sono anche in grado di attingere dall’esperienza dei propri gestori attivi interni, mentre altre sono prive di questo tipo di risorse. Anche il focus dell’engagement può variare notevolmente, con alcuni gruppi che si concentrano quasi esclusivamente sugli aspetti di governance, mentre altri mettono in atto politiche che riguardano anche le questioni sociali e ambientali.

Data l'importanza dell'investimento responsabile e del crescente interesse degli investitori verso l’approccio ESG, si può solo aspettare che questo tipo di pratiche saranno esaminate sempre più attentamente. I gestori passivi non sfuggiranno a questa tendenza.  

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Info autore

Hortense Bioy, CFA

Hortense Bioy, CFA  è responsabile della ricerca sulle strategie passive e sostenibili in Europa per Morningstar

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