I fondi bilanciati hanno messo su un bel po’ di chili negli anni successivi alla crisi finanziaria. Morningstar stima che il patrimonio di quelli europei sia passato dai 408 miliardi di euro del novembre 2011 ai 1.200 miliardi di agosto 2017 (esclusi i fondi di fondi e i feeder per evitare duplicazioni). Questo si traduce in un tasso di crescita annualizzato del 15%, includendo l’apprezzamento del mercato.
Debutti e chiusure
L’industria del risparmio ha cercato di saziare l’appetito degli investitori con il lancio di nuovi prodotti. “Il risultato è stato un balzo del numero di fondi dagli 11 mila di fine 2012 a 12.100 al 31 agosto 2017”, spiega Matias Möttölä nell’ultimo studio curato dal team di ricerca di Morningstar su questa asset class. “Il dato netto, tuttavia, non dice tutto. Il turnover, infatti, è stato molto alto: i debutti sono stati 4.231 e le chiusure o fusioni 3.085”.
Per capire questo fenomeno è necessario guardare a una categoria di bilanciati, che per altro Morningstar considera residuale, quella che racchiude i comparti non classificabili in altre tipologie dai connotati più definiti. In essa sono finiti molti prodotti con scadenza definita, lanciati soprattutto in Italia e in Spagna e fortemente spinti dal canale bancario. Nell’ultimo quinquennio hanno debuttato 1.123 strumenti di questo tipo e circa 700 sono stati chiusi o sono arrivati a scadenza. Nel 2016 e 2017 (fino ad oggi), le liquidazioni hanno superato i nuovi ingressi, ad indicare che probabilmente la fase di maggior popolarità è ormai alle spalle.
Altre categorie hanno conosciuto una rapida crescita negli ultimi cinque anni. In particolare, il patrimonio dei bilanciati prudenti in euro è salito del 219%, quello dei prudenti globali del 181%. E’ stato impressionante anche l’incremento degli asset dei flessibili globali (+199%). Infine, i fondi di allocation moderati globali, che sono quelli con le dimensioni maggiori, hanno ulteriormente allargato la taglia, segnando un +158% (tutti i dati escludono i fondi di fondi, i quali hanno comunque avuto un aumento notevole).
Alti livelli di concentrazione
Esiste un rischio dimensionale (in gergo, capacity risk) per questi prodotti? I dati Morningstar rivelano che il patrimonio è piuttosto concentrato con i primi 15 fondi che gestiscono il 17% degli asset complessivi. Tuttavia, se tale pericolo va sempre preso in considerazione quando si seleziona un fondo, è importante tenere presente che i bilanciati hanno un universo di investimento generalmente più ampio di altri comparti maggiormente specializzati.
In effetti, l’unico ad aver deciso una chiusura temporanea a nuove sottoscrizioni (soft closure) nel settembre 2016 è stato Nordea 1 - Stable Return, perché il fondo era arrivato vicino ai 20 miliardi di euro, considerata dai gestori una soglia massima, oltre la quale alcune sotto-strategie avrebbero potuto riscontrare problemi di liquidità.
E’ consapevole dei rischi dimensionali Richard Woolnough, gestore del più grande comparto bilanciato europeo, M&G Optimal income, che ha circa 24 miliardi di asset (a fine ottobre 2017). In passato il portafoglio era più concentrato, ma oggi il fund manager riconosce che è più difficile creare valore con la selezione dei singoli titoli, dovendo gestire masse così importanti. Secondo gli analisti di Morningstar, tuttavia, ci sono strategie obbligazionarie concorrenti di simili dimensioni, gestite con successo, per cui il compito di Woolnough è arduo, ma non impossibile.
Anche i gestori di Carmignac Patrimoine, che nel suo periodo di picco nel 2013 ha raggiunto i 30 miliardi di asset, non nascondono che ci possono essere problemi di liquidità legati alle dimensioni. L’analisi del portafoglio mostra, comunque, che sono rimasti piuttosto fedeli all’asset allocation storica, che comprende sia titoli a larga capitalizzazione e obbligazioni molto liquide sia segmenti più di nicchia come le small cap e i convertibili. L’uso di derivati dà maggior spazio di movimento.
L’importanza delle dimensioni
“Pensiamo che sia sempre molto importante guardare alle dimensioni di un fondo, specialmente quando ci sono forti flussi in entrata”, spiega Barbara Claus, ricercatrice di Morningstar. “Monitoriamo questo aspetto sia nell’analisi del processo di investimento, sia della società di gestione. Riteniamo che avere una solida capacità di gestire le dimensioni di un prodotto aiuti ad allinearsi con gli interessi dei sottoscrittori”.
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