Unilever, leader nell’industria del cibo confezionato e dei prodotti per la cura della persona, ha un’attività molto ben diversificata tra economie sviluppate e paesi emergenti. Il fatturato e il reddito operativo sono infatti prodotti per il 25% in Europa, per il 32% tra nord-centro e sud America e per il restante 42% tra Asia, Africa, Medio Oriente, Turchia e Russia. L’azienda è riuscita a costruirsi una posizione di vantaggio nei confronti dei competitor (Economic moat) grazie a un portafoglio marchi di grande valore (come Algida, CIF, Dove) che le garantisce un pricing power molto elevato, a un’estesa rete di distribuzione che le permette di collocare i propri prodotti su ogni mercato e ad economie di scala tali da assicurarle un vantaggio di costo nei confronti dei concorrenti.
I numeri di Unilever
I numeri del terzo trimestre confermano la tesi del binomio profittabilità-crescita delle società globali: nonostante nel Vecchio continente Unilever possa contare su mark-up elevati, i progressi nel fatturato e nei volumi di vendita sono stati bassi, mentre il vero impulso all'aumento del fatturato è arrivato dai mercati emergenti (che rappresentano il 60% circa del giro d’affari complessivo). Le aspettative degli analisti per i prossimi cinque anni indicano un progresso medio dei ricavi del 3,6% e un’espansione del margine operativo dall’attuale 15% al 20% nel 2021. In base a queste ipotesi la stima del fair value è pari a 52 euro (report aggiornato al 17 dicembre 2017).
Telefonica divisa tra Europa e America latina
Europa e America latina si dividono il fatturato di Telefonica. L’azienda è il primo operatore telefonico in Spagna ed è duopolista insieme a America Movil nel mercato Latam. Le elevate quote in queste regioni garantiscono al gruppo spagnolo economie di scala così alte da scoraggiare l’ingresso di nuovi competitor e da generare margini di profitto superiori alla media.
“Telefonica è in prima fila nel processo di convergenza dei servizi di telefonia, Internet e Tv, che le permetterà di aumentare il cross-selling, salvare i margini di profitto dei segmenti di business più deboli (come quelle di rete fissa) e di aumentare il grado di fidelizzazione della clientela”, dice Allan C. Nichols analista azionario di Morningstar. “Inoltre, le recenti acquisizioni della tedesca E-Plus e della brasiliana GVT rafforzano il posizionamento dell’azienda nei rispettivi mercati”. Gli analisti prevedono per i prossimi cinque anni un progresso medio dei ricavi del 2% circa e un significativo aumento del margine Ebit (dall’attale 10% al 20% nel 2021) e stimano un fair value pari a 13 euro per azione (report pubblicato in data tre novembre 2016).
Imperial Brands punta sugli emergenti
Imperial Brands è il quarto produttore al mondo di tabacco e la sua forte presenza sui mercati globali si traduce in un giro d’affari molto ben diversificato tra paesi sviluppati ed emergenti. Nella presentazione dei suoi conti, il gruppo britannico distingue le regioni tra quelle ad alta propensione di crescita (pari al 23% dei ricavi), come Arabia Saudita, Russia e Cina (dove opera attraverso joint venture) e quelle che garantiscono margini di profitto elevati, come Francia, Germania, Regno Unito e Australia (56% delle vendite), a cui si aggiungono gli Stati Uniti (21% del fatturato).
Gli analisti riconoscono al gruppo britannico una forte posizione di vantaggio competitivo all’interno del settore per via della qualità del suo portafoglio marchi (come Winston, Rizla e i sigari cubani Coiba e Montecristo ) e delle elevate economie di scala. Il valore dei brand permette all’azienda di applicare mark-up generosi ai prezzi di vendita, mentre gli alti volumi di produzione consentono di ammortizzare i costi fissi e dunque di ricavare margini di profitto più ampi per unità venduta.
Le previsioni degli analisti indicano per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato del 4% e un’espansione del margine netto dal 10% al 23%. A favore della società britannica giocherà la crescita della domanda per i prodotti di nuova generazione come le sigarette elettriche e l’aumento del prezzo medio dei suoi prodotti, che andrà a compensare la contrazione dei volumi di vendita. Sulla base di queste aspettative la stima del fair value è pari a 39 sterline (report aggiornato al 29 novembre 2017).
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