Oltre a regali, panettoni e spumanti, il periodo natalizio offre agli investitori anche un momento propizio per ribilanciare il proprio portafoglio. La fine di dicembre è infatti vista da molti come il periodo in cui si tirano le somme dell’anno che sta per concludersi e si gettano le basi per quello che sta per nascere. La costruzione e il ribilanciamento di portafoglio sono attività complesse, non è un caso che spesso vengano delegate a un professionista. Tuttavia, per quegli investitori che gestiscono in prima persona i propri attivi, ecco alcuni semplici consigli che possono essere d’aiuto per fare un check up delle proprie finanze.
Scegliere la propria asset allocation
Definire il mix di azioni, obbligazioni, liquidità e investimenti alternativi (come le materie prime) che si vuole è senza dubbio il primo passo da compiere. L’allocazione di attivi, ovviamente, dev’essere in linea con i propri obiettivi d’investimento, che a loro volta dipendono dall’età, dalla propensione al rischio e dalla propria situazione finanziaria (capitale, reddito, debiti, ecc.). L’asset allocation ideale, quindi, cambia col passare del tempo.
In questo senso, un grande aiuto può arrivare dalla teoria del capitale umano, attraverso la quale si ottimizza il proprio portafoglio in base alla situazione (lavorativa, sociale, patrimoniale, ecc.) specifica di ogni individuo. Clicca qui per approfondire.
Fotografare la situazione attuale, in profondità
Una volta che si è deciso cosa si vuole, lo si deve confrontare con quello che si ha. Ad esempio, alla fine di un anno come il 2017, in cui in mercati azionari hanno corso, è probabile che molti investitori si trovino sovraesposti alle azioni rispetto a 12 mesi fa. Strumenti come My Portfolio di morningstar.it aiutano a fotografare lo stato attuale dei propri investimenti.
È bene ricordare che questo confronto non deve fermarsi alle macro categorie (azioni, obbligazioni, ecc), ma deve riguardare anche i sotto segmenti. Ad esempio, per quanto riguarda la parte azionaria, decidere che porzione dedicare ai titoli ad alta o bassa capitalizzazione, scegliere tra azioni domestiche o straniere, ripartire l’esposizione equity per settore o per stile (value o growth) e così via. Per la parte a reddito fisso, invece, capire quanto si vuole dedicare a bond considerati core, cioè investment grade, di buona qualità, e quanta a obbligazioni high yield, più redditizi e rischiosi (gli analisti Morningstar suggeriscono di non avere più del 25% della propria esposizione obbligazionaria su strumenti high yield). Gli utenti premium di Morningstar possono farlo utilizzando l’X-Ray.
Gestire la liquidità
Un altro aspetto importante è gestire quella parte del proprio portafoglio che si vuole subito disponibile, per qualsiasi eventualità. Secondo Christine Benz, responsabile della sezione Finanza personale di Morningstar negli Stati Uniti, le persone ancora attive dal punto di vista lavorativo dovrebbero lasciare “liquida” una somma corrispondente ad almeno tre mesi di stipendio (fondi monetari, conti deposito, conti correnti), mentre i pensionati dovrebbero avere sempre a disposizione una cifra pari ad almeno un anno di pensione.
Tenere in considerazione l’aspetto fiscale
Non tutti gli strumenti d’investimento vengono tassati alla stessa maniera e occorre prendere in considerazione anche questo aspetto per poter ottimizzare i rendimenti finali. Fondi comuni, Etf, Etc, Etn, fondi pensione, singole azioni e titoli di Stato hanno trattamenti fiscali differenti. Data la complessità della materia e i continui cambiamenti normativi, chi fosse davvero interessato potrebbe magari chiedere delucidazioni a un esperto in materia, fiscalista o commercialista.
Avere sempre un benchmark di riferimento
Quello che conta in finanza è la performance relativa. Se si è guadagnato il 10%, ma tutti gli altri hanno intascato il 20%, non si può essere contenti. Dall’altro lato, se si è perso il 5%, a fronte di una discesa media del mercato del 10%, ci si può ritenere tutto sommato soddisfatti. Perciò, prima di esaltarsi o deprimersi, è importante assegnare al proprio portafoglio, o ai vari sottoinsiemi di esso, il benchmark più appropriato, in modo da essere sempre in grado di giudicare i risultati che si ottengono. Con il cambiare dell’asset allocation, quindi, muteranno anche gli indici di riferimento.
Chi invece si trovasse nella situazione di dover fare il primo passo, creando un nuovo portafoglio, invece di ribilanciarne uno già esistente, può cliccare qui per leggere dei suggerimenti sui primi passi da compiere.
Le informazioni contenute in questo articolo sono esclusivamente a fini educativi e informativi. Non hanno l’obiettivo, né possono essere considerate un invito o incentivo a comprare o vendere un titolo o uno strumento finanziario. Non possono, inoltre, essere viste come una comunicazione che ha lo scopo di persuadere o incitare il lettore a comprare o vendere i titoli citati. I commenti forniti sono l’opinione dell’autore e non devono essere considerati delle raccomandazioni personalizzate. Le informazioni contenute nell’articolo non devono essere utilizzate come la sola fonte per prendere decisioni di investimento.