Il 2018 per l’Italia sarà l’anno delle banche? Gli analisti di Morningstar invitano alla cautela quando si parla degli istituti di credito della Penisola, ma è un fatto che fra la fine dell’anno scorso e quello appena iniziato sono stati quelli i titoli che hanno dato la spinta. Lo si vede guardando le performance migliori all’interno della categoria Morningstar dedicata ai fondi che investono nell’equity tricolore (e che in quattro settimane è salita del 5% circa contro il 6% segnato dall’indice Mornigstar Italy).
Indice Morningstar Italy: 1 anno
Dati in euro aggiornati al 15 gennaio 2018
Fonte: Morningstar Direct
Nell’ultimo mese, il fondo che si è fatto notare di più è AXA World Funds - Framlington Italy E Capitalisation EUR (Morningstar rating: 3 stelle; Analyst rating: Bronze) che, in un mese (fino al 15 gennaio e in euro) ha guadagnato l’8,53% (+18,3% la performance nel 2017). “Il fondo resta orientato verso i segmenti ciclici del mercato con una preferenza per i finanziari. Il manager è molto selettivo nelle sue scelte, ma di solito cerca di avere posizioni importanti sui bancari”, spiega un report del 26 ottobre 2017 firmato da Francesco Paganelli, fund analyst di Morningstar. “Tutte le scelte attive hanno un orizzonte temporale di medio e lungo periodo e il manager si prende il tempo di aspettare che le sue scommesse inizino a ripagare. Per determinare il fair value di ogni singola società vengono presi in considerazione i trend del settore di riferimento. Il gestore tende ad aggiungere al portafoglio società che abbiano un upside potenziale di almeno il 10%. La posizione diventa oggetto di revisione in caso di una una discesa superiore al 15% o quando il titolo raggiunge l’obbiettivo di prezzo” (per l’analisi completa clicca qui).
Banche rischiose?
Ma essere così orientati sulle banche della Penisola può essere pericoloso? “Il buon andamento dei titoli del comparto suggerisce che il mercato non sia molto preoccupato per i rischi”, spiega Johann Scholtz, analista di Morningstar. “Questo atteggiamento però non convince fino in fondo. Certo le banche italiane stanno riducendo la quota di crediti deteriorati e, sicuramente, sono stati fatti dei passi avanti sul fronte della riforme regolamentari, ma c’è il problema che alcuni istituti applicano ancora delle commissioni sui prestiti che non permettono adeguati rendimenti. Questo spiega perché gli istituti italiani abbiano i minori margini da interesse nella zona euro”.
Secondo i dati della Banca centrale europea, gli istituti italiani applicano (mediamente) una commissione dello 0,7% ai prestiti alle aziende e dell’1,3% ai mutui per la casa. “Se questa situazione dovesse continuare, si troveranno con margini di profitto sempre più bassi”, spiega l’analista. Ma da dove nasce il problema? “L’atteggiamento irrazionale è dovuto al quadro molto competitivo delle banche, alla forma di controllo (in mano a fondazioni che hanno interessi diversi da quelli delle società che controllano) e a scelte politiche”.
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