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L’high yield ha ancora un futuro?

Le valutazioni del segmento sono salite molto. L’asset, dicono gli analisti di Morningstar, è ancora utile in ottica di diversificazione e per cercare un po’ più di rendimento. I gestori intanto, si spostano su carta più liquida e meno rischiosa. 

Marco Caprotti 25/01/2018 | 10:11
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Il pericolo sarà anche il loro mestiere, ma alcuni investitori specializzati sul debito high yield hanno deciso di diventare un po’ più prudenti. Una scelta compensibile se si guardano i numeri. La categoria dei fondi di investimento riservata a questo tipo di asset a livello globale negli ultimi 15 anni ha guadagnato (in dollari e annualizzato), più del 7%. Una bella differenza se confrontato con l’andamento nello stesso periodo dell’indice Bloomberg Barclays US aggregate Bond (spesso usato come modello per gli investimenti obbligazionari con rating di investment grade): +4%.

Occhio allo spread e calma
Anche altri indicatori invitano alla prudenza. “Un modo immediato per capire se la situazione sta diventando pericolosa è quella di guardare allo spread fra i bond high yield e i Treasury”, spiega Brian Moriatry, manager reasearch analyst di Morningstar. “Quando il differenziale di rendimento si restringe gli high yield diventano più costosi; quando si allarga sono più cheap. A dicembre 2017 lo spread era di 3,63 punti base. Ben lontano dalla media storica di quasi 6 pb”.

Bisogna quindi scappare a gambe levate da questo investimento? L’analista invita alla calma. “Non ci sono segnali di un peggioramento della situazione economica mondiale, e questo riduce le possibilità di una bancarotta degli emittenti, anche quelli più a rischio”, dice Moriatry. “Anche se lo spread attuale può rendere nervosi, non ci sono elementi per dire che sia in vista un sell off di questi strumenti che, peraltro, sono utili in termini diversificazione e ricerca di rendimento”.

Verso la prudenza
Questo non significa che si debba restare immobili. “Alcuni manager specializzati nel settore già da tempo hanno iniziato a migliorare la qualità del merito di credito del loro portafoglio e a spostarsi su asset più liquidi”, dice l’analista. E’ quello che ha fatto, ad esempio, il team di gestione di BlackRock Global Funds - Global High Yield Bond Fund E2 (Morningstar rating 3 stelle. Analyst rating: Bronze). “Con la corsa dei mercati del credito vista nel 2017, i manager hanno deciso di diminuire il profilo di rischio del fondo mantenendo un atteggiamento neutrale nei confronti del mercato”, spiega Niels Faassen, fund analyst di Morningstar in un report del 2 novembre 2017. “Alla luce di valutazioni tutto sommato simili fra gli Usa e l’Europa, i gestori hanno mostrato di preferire le prime (considerate più liquide) alle seconde. Scostandosi dal benchmark i manager hanno anche deciso di continuare ad avere azioni, bond convertibili e azioni privilegiate. Tutti strumenti che il team considera più interessanti agli high yield di migliore qualità che, però, hanno cedole più basse” (Analisi completa qui)

Scelte prudenti le ha fatte anche il team di PIMCO Funds: Global Investors Series plc US High Yield Bond Fund R Acc USD (4 stelle, Silver). “I gestori cercano di strutturare il portafoglio in modo che il 50-70% degli asset siano emissioni di aziende con basso rischio di default”, spiega Faassen in un report del 14 settembre 2017. “Un altro 25-35% sono posizioni tattiche che riflettono le best idea del team. Il resto è riservato a opportunità di trading per trarre vantaggio da significativi movimenti di prezzo. A marzo del 2015 il benchmark è stato cambiato dal BofA Merrill Lynch U.S. High Yield BB-B index a BofA ML U.S. High Yield Constrained index che abbraccia tutto lo spettro dei rating high yield. Il gestore è sensibile ai rischi di liquidità e tiene una parte del portafoglio in liquidità, che aumenta quando le opportunità di mercato sono scarse e diminusice quando aumentano” (Analisi qui)

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Info autore

Marco Caprotti

Marco Caprotti  è Giornalista di Morningstar in Italia.

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