Le mid cap europee partono col turbo e guidano la carica dell’equity dedicato al Vecchio continente. Ma, dicono i gestori di Morningstar Investment Management (MIM), un po’ di prudenza sull’azionario della regione non guasterebbe.
La categoria Morningstar in cui sono raccolti i fondi che investono sulle società a media capitalizzazione in un mese (fino al 30 gennaio e calcolato in euro) ha guadagnato il 3%. Subito dietro si è piazzato il segmento di quelli che investono sulle small cap (+2,6%). A seguire, Large cap value (+2,5%), Blend (+2,06%) e Growth (+1,9%).
L’indice Morningstar dedicato all’Europa, intanto, in quattro settimane ha segnato +1,95% (+10,9% l’anno scorso).
Dati in euro aggiornati al 31 gennaio 2018
Fonte: Morningstar Direct
“Il sentiment degli investitori riguardo le prospettive delle azioni europee continua a migliorare in seguito a un periodo di relativa calma a livello geopolitico. Anche perché le elezioni in Francia e nel Regno Unito sono passate senza creare grandi problemi”, spiega Tanguy De Lauzon, responsabile nella regione Emea dell’asset allocation di MIM. “In una situazione del genere gli investitori si sentono più tranquilli quando si muovono sulle azioni dell’area. La forza che vediamo nei mercati chiave dell’Europa, tuttavia, potrebbe portare a un calo dei rendimenti attesi. Per questo noi stiamo diventano un po’ più prudenti: ci sono minori margini di sicurezza”.
Crescita e qualità
Fra i fondi della categoria Mid cap, quello con analyst rating che si è comportato meglio nelle ultime quattro settimane (+4,15%) è Comgest Growth Eurpean Smaller Companies EUR Acc (Silver). “La filosofia di investimento è chiaramente orientata verso le società growth di qualità ed è simile a quella usata per altri fondi specializzati sull’Europa di Comgest”, spiega Mathieu Caquineau, fund analyst di Morningstar in un report del 19 dicembre 2017. “In questo caso il fondo mette nel mirino società con una capitalizzazione di mercato inferiore ai 10 miliardi di euro. Il primo passo è quello di identificare aziende che siano finanziariamente solide e che abbiano una crescita degli utili per azione, margini sui profitti sopra la media e alti Roe. I titoli ciclici, tra cui le banche, sono esclusi. Le aziende poi vengono sottoposte a una rigorosa analisi, della quale fanno parte visite alla società, incontri con il management e con i concorrenti. Alla fine, l’universo investibile si riduce a 50 nomi. Le azioni vengono sottoposte a uno studio delle valutazioni. Il team di gestione decide poi qual è il livello di prezzo giusto per entrare nell’investimento. La strategia ha obiettivi di lungo periodo e i titoli restano in portafoglio fra i tre e i cinque anni, a volte di più. Il portafoglio è molto concentrato: è composto da circa 25-30 stock e, spesso, ha un approccio contrarian” (Analisi completa qui).
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