La questione viene dibattuta da quando sono nati gli investimenti nei mercati emergenti: le banche di queste zone sono asset sicuri o possono mettere a rischio la stabilità di un portafoglio? La domanda non è di poco conto, considerato che il settore bancario è il secondo più pesante (per capitalizzazione di mercato) dietro alla tecnologia e contribuisce non poco alle performance. L’indice Morningstar dedicato ai finanziari dei paesi emergenti in un anno ha guadagnato quasi il 10%.
Indice Morningstar EM Financials
Dati in euro aggiornati al 12 febbraio 2018
Fonte: Morningstar Direct
Il paese più rappresentato nel paniere Msci EM (che fa da benchmark agli strumenti dedicati agli emerging) è la Cina che, da sola, copre il 29% del basket mentre un altro 42% è diviso equamente fra India, Brasile, Taiwan, Sud Africa e Corea del sud. “Questa rappresentazione geografica può creare qualche problema agli investitori quando si parla di banche”, spiega uno studio firmato da Nimalan Govender e Cyrique Bourbon, rispettivamente Porfolio manager APAC ed EMEA di Morningstar Investment Management, secondo cui il paese da tenere sotto osservazione è proprio al Cina. “La natura e la storia del sistema bancario cinese hanno creato una situazione per cui molti istituti oggi si trovano con crediti difficili da esigere che non sono iscritti a bilancio”.
Un quadro critico del quale è consapevole anche la Banca popolare cinese. In un recente documento firmato dai suoi governatori è scritto che: “Il settore finanziario cinese è e sarà in un periodo in cui i rischi possono facilmente essere innescati. Sotto la pressione di molti fattori, domestici e internazionali, questi rischi diventano numerosi, grandi, nascosti, complessi, improvvisi, contagiosi e pericolosi. La vulnerabilità del sistema finanziario sta evidentemente aumentando”.
Via dalle banche
Un fondo della categoria Morningstar Azionari emergenti globali che si muove evitando del tutto le banche è Comgest Growth Emerging Markets EUR R Acc (Analyst rating: Gold. Morningstar rating: 4 stelle) “La filosofia di investimento alla base di questo fondo è chiaramente orientata verso azioni growth di qualità”, spiega Mathieu Caquineau, fund analyst di Morningstar in un report del 20 settembre 2017. “Il portafoglio è costruito puramente in maniera bottom up. Il primo passo del processo di investimento è quello di identificare le società che sono sane dal punto di vista finanziario, con posizioni di mercato dominanti e alta profittabilità a prescindere dalla fase del ciclo economico. Per questo i titoli più ciclici, fra cui le banche, di norma vengono esclusi dall’universo di investimento. I titoli che restano vengono sottoposti a una approfondita analisi che comprende anche molte visite alle società e incontri con il management oltre che con i concorrenti. Alla fine, il gruppo di titoli si riduce a 120 nomi circa. Queste azioni sono valutate con un severo processo basato sul sistema dei flussi di cassa a sconto e sui dividendi. La selezione finale delle azioni è basato sui livelli di prezzo e sulle valutazioni di acquisto dei gestori. L’orizzonte di investimento è di lungo periodo (fra i tre e i cinque anni) e questo riduce il turnover nel portafoglio e, di conseguenza, i costi” (analisi completa qui).
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