La biotecnologia sta bene e può marciare ancora. Una diagnosi non scontata, considerando che il settore è uno di quelli che ha corso di più negli ultimi anni. Dal 2008 fino a fine febbraio 2018 il sotto indice S&P500 dedicato a questo comparto ha guadagnato (in dollari) il 334%, rispetto al +102% segnato dal paniere generale. Restringendo l’arco temporale, tuttavia, è andata peggio. Negli ultimi tre anni il biotech è salito del 5,3% (+34% per l’S&P500 generale), mentre negli ultimi 12 mesi i due indici si sono mossi pressoché in linea (+15% circa). “Ci sono diversi motivi per cui il settore ha rallentato”, spiega Karen Andersen, strategist di Morningstar. “Uno riguarda le valutazioni che, dopo una corsa così lunga, cominciano a essere considerate molto alte. Ma ci sono altri due elementi che bisogna osservare quando si parla di biotech: la politica e il ciclo economico”.
Per quanto riguarda il primo fattore, nell’anno che ha portato alle ultime elezioni presidenziali si è fatto un gran parlare di un possibile tetto ai prezzi dei farmaci. Un’idea portata avanti dalla candidata democratica Hillary Clinton. “Questo, insieme ad altre sue proposte per il sistema sanitario, ha fatto pensare che i guadagni per il settore pharma in generale sarebbero stati più bassi”, spiega la strategist. “Con la vittoria di Trump il mercato si è convinto che non sarebbe cambiato niente e ha ricominciato ad acquistare titoli del settore salute, fra cui quelli del segmento biotech”. C’è poi la questione del ciclo economico della biotecnologia. “Si muove a ondate: c’è una fase in cui i farmaci più moderni cominciano ad apparire sul mercato, ma poi bisogna aspettare due o tre anni dal lancio per iniziare a vedere profitti. L’ultimo flusso è finito nel 2016 e solo ora si ricomincia a vedere qualcosa di innovativo”.
Un argento fra i biotech
Fra i fondi venduti in Italia che fanno parte della categoria Morningstar dedicata alla biotecnologia, l’unico strumento con Analyst rating è Candriam Equities L Biotech N USD Cap (Silver, 4 stelle). “Il team va a caccia di società innovative all’interno del segmento delle biotecnologie e cerca di costruire un portafoglio diversificato”, spiega Jeffrey Schumacher, fund analyst di Morningstar in un report del 22 settembre 2017. “I gestori cercano società che abbiano una capitalizzazione di mercato di almeno 100 milioni di dollari. Questo permette al fondo di investire in aziende innovative che siano ai primi passi. L’analisi parte con lo studio preliminare dei temi e dei trend del settore biotech. Gli analisti leggono pubblicazioni scientifiche, giornali e relazioni di convegni medici, oltre a partecipare a seminari e conferenze. Studiano il track record del management delle società ritenute interesanti, la qualità dei dati clinici pubblicati, i tipi di malattie trattati, le opportunità commerciali e il vantaggio competitivo delle aziende e dei farmaci. Tutto questo porta a un elenco di 200 nomi che lavorano nei comparti più interessanti del biotech. Si passa poi all’analisi dei trattamenti, degli utilizzi terapeutici, del potenziale di mercato, delle gestione dell’azienda e dei bilanci. Alla fine viene fatta una stima del potenziale di fatturato della società, che viene combinato con lo studio dei farmaci in rampa di lancio e del loro potenziale per ottenere la valutazione del titolo”. (Analisi completa qui)
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