Gli Usa stanno ritornando a essere un’opportunità d’acquisto? La domanda nasce guardando l’andamento del mercato che, dopo una partenza positiva nel 2018 (che sembrava replicare le salite degli ultimi anni), ha iniziato a indebolirsi. Solo nell’ultimo mese, l’indice Morningstar dedicato al mercato a stelle e strisce (fino al 23 marzo e calcolato in euro) ha perso il 5,3%, portando a -5,1% la performance da inizio anno.
Indice Morningstar US market
Dati in euro aggiornati al 23 marzo 2018
Fonte: Morningstar Direct
Ma cosa ha innescato le vendite? “E’ difficile identificare una singola causa”, spiega Philip Straehl, responsabile capital market e asset allocation di Morningstar Investment Management (MIM). “Bisogna sempre considerare una molteplicità di fattori e leggerli alla luce del sentiment di breve periodo. L’elemento chiave, tuttavia, in questo caso sembra essere una possibile ripresa dell’inflazione”.
E’ presto, tuttavia, per parlare di raffreddamento dell’equity Usa. “La situazione non è molto diversa da quella che ha preceduto le fasi di debolezza”, spiega Straehl. “Siamo in una fase di crescita sincronizzata fra America, Europa e aree emergenti. Questo ha dato una spinta all’equity. I prezzi hanno viaggiato più velocemente di quanto giustificato dai fondamentali e, nonostante le recenti vendite, continuano a essere troppo alti”.
Per quanto riguarda le categorie Morningstar dedicate ai fondi che investono nei titoli Usa a grande capitalizzazione, il segmento riservato ai Blend in un mese ha perso poco più del 3%. Quelli Growth e Value si sono lasciati per strada rispettivamente il 2,7% e il 4,1%. Il comparto riservato alle mid cap è sceso dell’1,7%.
Le small provano a resistere
Le small cap hanno provato a resistere mantenendo le perdite intorno all’1%. Fra i fondi con Analyst rating dedicati alle piccole aziende quello che si è comportato meglio è stato Schroder ISF US Smaller Companies B Accumulation USD (Silver. Morningstar rating: tre stelle) che, nell’ultimo mese, ha ceduto lo 0,7%. “L’universo di investimento del gestore è formato da circa 1.800 nomi la cui capitalizzazione di mercato va dai 500 milioni ai 2 miliardi di dollari”, spiega Lena Tsymbaluk, fund analyst di Morningstar in un report del 3 febbraio 2017. “Metà di queste aziende vengono eliminate per preoccupazioni legate al management o per la scarsa liquidità, ma escono dal radar anche se lavorano in settori ritenuti poco interessanti o con basse barriere all’ingresso di concorrenti. Il gestore preferisce società che abbiano un buon vantaggio competitivo, flussi di cassa sostenibili e guadagni in crescita costante. Metà del fondo è investito in azioni che sono poco apprezzate dal mercato in termini di potenziale crescita, aumento dei margini e miglioramento dei profitti. Una quota che può andare dal 20 al 50% è orientata su società con guadagni regolari ma possibilità di crescita moderate. Fino al 20% degli asset può essere formato da scommesse di breve periodo su aziende in ristrutturazione dove si vedono gli elementi per una ripresa. Questa diversificazione permette un maggior controllo dei rischi rispetto ai fondi concorrenti”. (Analisi completa qui)
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