Cosa succede al settore telecom? Il negativo andamento negli ultimi 12 mesi ha fatto scendere le valutazioni del comparto a livello globale del 17% e con esse anche il rapporto Prezzo/Fair value medio, ora pari a 0,87.
Le migliori occasioni di investimento sono nel Vecchio continente. Qui le aziende sono alle prese con la convergenza dei servizi in un pacchetto unico che comprenda quelli di rete fissa, mobile, banda larga e Tv, in modo da sopperire alla scarsa domanda di alcuni segmenti di mercato, aumentare i ricavi medi per utente e con essi risollevare i margini di profitto.
La Spagna, dove la percentuale degli utenti che hanno sottoscritto con la stessa azienda un contratto per i servizi di banda larga e telefonia mobile supera l’80%, è il paese leader in questo processo di transizione, seguito dalla Francia. Germania, Regno Unito e Italia sono in ritardo, ma negli anni c’è stata una netta accelerazione. In Europa le compagnie telefoniche stanno investendo nella coperture del territorio con una propria rete di fibra ottica in modo da essere competitive con l’offerta delle Tv via cavo e anche il passaggio alla tecnologia 4G, sebbene più lento rispetto agli Stati Uniti e ai Paesi asiatici, sta prendendo piede.
Telefonica in prima fila nel cambiamento
Telefonica è il leader del mercato europeo ed è in prima linea in questa fase di cambiamento del settore. Il gruppo spagnolo sta investendo molto, infatti, nell’estensione della sua rete di fibra ottica e ha acquisito E-Plus in Germania e GVT in Brasile, in modo da rafforzare il suo posizionamento in questi due Paesi e aumentare la profittabilità grazie alle maggiori economie di scala.
“A nostro avviso il mercato non valuta in maniera adeguata il vantaggio di Telefonica nei confronti dei competitor e le potenzialità dell’azienda di continuare a crescere nel fatturato, soprattutto grazie al contributo dei Paesi dell’America latina, e nei margini di profitto. Le nostre previsioni indicano un progresso medio dei ricavi dell’1,2% e un margine operativo in forte aumento dall’attuale 13% al 20% nel 2022, e la nostra stima del fair value è pari a 13 euro”, dice Allan C. Nichols analista azionario di Morningstar (report aggiornato al 28 febbraio 2018).
BT ha le spalle larghe
BT Group ha ceduto quasi il 25% negli ultimi 12 mesi (in euro al 29 marzo 2018) e ora il titolo è scambiato a un tasso di sconto del 40% rispetto al fair value di 3,70 sterline (report aggiornato al 13 febbraio 2018). “Riteniamo che il sell-off patito dalla società sia ingiustificato. BT è leader nel mercato delle telecomunicazioni del Regno Unito, nel 2016 ha acquisito EE, il più grande operatore di rete mobile del Paese, e ora è il primo operatore nei segmenti di rete fissa, mobile e banda larga. Cosa che le garantisce un vantaggio rispetto ai competitor nella vendita di un pacchetto integrato di servizi che comprenda anche la pay Tv”, prosegue Nichols.
“Il pessimismo del mercato è legato alle difficoltà di BT nel commercializzare la sua offerta e alla bassa redditività di alcuni suoi mercati, come quello italiano, mentre noi siamo fiduciosi nella capacità dell’azienda di superare presto questi problemi e stimiamo per i prossimi cinque anni una crescita media del fatturato dell’1,3%”.
Rapporto medio Prezzo/Fair value del settore servizi alla comunicazione
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