Il Giappone ha fatto bene nell’ultimo mese. Ma poteva fare meglio, se si guarda dalla prospettiva dei fondi di investimento. L’indice Morningstar dedicato al Sol levante in quattro settimane ha guadagnato l’1,23% (fino al 10 aprile e in euro che diventa +1,73% in yen).
Indice Morningstar Japan
Dati in euro aggiornati al 10 aprile 2018
Fonte: Morningstar Direct
Nello stesso periodo i fondi raccolti nelle due categorie Morningstar dedicate all’equity dell’area, pur avendo marciato in territorio positivo, non si sono comportati altrettanto bene. L’universo riservato ai portafogli che investono sulle big cap ha segnato, in euro, + 0,7% (+1,1% in yen), mentre quello dedicato a chi punta sulle small e mid cap ha registrato +0,6% (+1%).
Prezzi ragionevoli e crescita globale
“L’azionario giapponese in questo momento è guidato da due elementi”, spiega Diana Cawfield, analista di Morningstar. “Da una parte c’è l’ottimismo degli operatori, secondo cui il mercato azionario del paese continuerà a fare bene fino a quando gli utili societari cresceranno. Dall’altra, ci sono le dinamiche dei mercati globali, alle quali nemmeno Tokyo è riuscita a sottrarsi, che hanno visto un indebolimento dopo lo scivolone della Borsa americana”.
Nel lungo periodo la view sull’azionario giapponese continua a essere positiva. “Le valutazioni sono ragionevoli, soprattutto se confrontate con quelle di altre aree sviluppate” dice l’analista. “Inoltre, le società nipponiche possono contare sulle riforme introdotte dal governo Abe, che dovrebbero dare una mano alla profittabilità e migliorare la corporate governance attraendo investimenti. L’altro elemento da tenere in considerazione è il rafforzamento dell’economia globale che dovrebbe accendere nuovi fari, soprattutto sulle aziende più grandi votate all’export”.
Un Gold fra le big
Tra i fondi dedicati alle big cap giapponesi che si sono comportati meglio nel periodo, c’è Man GLG Japan CoreAlpha Eq D (Analyst rating Gold) che, in un mese, ha guadagnato il 3% (in euro) portando a +5,35% la perfomance da inizio anno (uno dei migliori risultati da gennaio per la categoria). “Il gestore utilizza un processo rigoroso e ripetibile che sfrutta al massimo la sua conoscenza del mercato nipponico”, spiega Peter Brunt, fund analyst di Morningstar in un report del 28 dicembre 2017. “Il primo passo è identificare eventuali anomalie di prezzo dei titoli rispetto a quello che emerge da una serie di analisi quantitative. Vengono controllati elementi come il rapporto price/book e il redimento da dividendo nel corso di diversi cicli di mercato confrontandoli con quelli dei concorrenti e della media del settore di riferimento. A quel punto viene effettuata un’analisi qualitativa per comprendere quali siano le cause dello sconto del titoli. Idealmente il gestore preferisce società che abbiano una posizione dominante nel loro segmento e che siano guidate da un buon management. Il portafoglio ha un orientamento value, un orizzonte di lungo termine e un approccio agnostico rispetto al benchmark. Questo, a volte, può portare a forti scostamenti rispetto all’andamento dei concorrenti e del paniere di riferimento (Topix)”.
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